Il capolavoro di Kafka mescolato agli umori e ai colori di Napoli. Amerika di Scaparro va in scena a Pietrarsa, nell’ambito del Napoli Teatro Festival. E’ un mix di eleganza, suoni etnici e atmosfere cupe quelle che trovano spazio nella sala dei 500.
All’esterno le meraviglie della rivoluzione industriale accolgono lo spettatore. I capannoni del museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, lì dove Ferdinando II di Borbone volle costruire la prima ferrovia italiana, sono un interessante aperitivo culturale per chi attende lo spettacolo. Carrozze ferroviarie d’epoca, motrici e vagoni che appartennero al Re, alle Poste e allo Stato Italiano sono il colpo d’occhio di un Festival che offre location imperdibili.
Scaparro mette in scena un testo brioso e brillante, grazie anche agli adattamenti di Malcovati. Karl Rossmann è l’emblema dei giovani che, per sfuggire a un errore, ne infilano in serie anche di peggiori. Un accorato atto di denuncia delle discriminazioni: Karl, in realtà, potrebbe essere un emigrante italiano a New York agli inizi del ‘900 o un africano che prende posto sui barconi della morta che dalla Libia arrivano a Lampedusa.
In mezzo suoni europei, americani e le immortali melodie napoletane. Ottanta minuti serrati che lasciano il segno di un racconto intenso e deciso. Ma il Napoli Teatro Festival non è solo quello: è la possibilità, terminato lo spettacolo, di uscire all’esterno e attendere un altro spettacolo nell’ampio giardino che regala una vista mozzafiato sul Golfo di Napoli. Una pensilina trasformata in temporanea sala da ballo dove, chi vuole, può lanciarsi in arditi tango sotto le stelle. Un bicchiere di vino e qualche stuzzichino, (il bar non offre tantissimo in verità) per assaggiare il tepore di un’estate quasi all’inizio. Location promossa, spettacolo anche. Unica curiosità il parcheggio: ce n’è uno che costa tre euro ed è proprio nei pressi del Museo. La scritta, quando arrivate è visibile e chiara. Quando andate via e riprendete l’auto è sparita. Potere dell’autoimprenditoria napoletana.