“Picasso. Eclettismo di un genio”, è il titolo per la mostra monografica in programma fino al 12 ottobre, a Villa Fiorentino, voluta dalla Fondazione Sorrento e dal Comune. Un’esposizione di otto collezioni grafiche complete e ceramiche provenienti dal Museo Internazionale della Ceramica di Faenza e da una collezione privata.
Quindi incisioni e ceramica. Che nell’opera di Picasso non sono certo considerabili arti minori, e lo dimostra.
PICASSO SCONOSCIUTO. Picasso non è stato solo un pittore. È stato anche un litografo, uno scultore, e come amava definirsi con gli amici, “un poeta”. Molte infatti sono le figure venute fuori dalla letteratura o collegate ad essa, nelle opere esposte a Sorrento.
Dalla letteratura viene fuori Don Chisciotte, dipinto nei piatti bianchi, o il Moschettiere della tela nella sala 2. Ma ci sono anche figure letterarie più antiche come il Minotauro della mitologia greco-romana, nelle incisioni della sala 1 che accoglie lo spettatore col suo carico di aspettative. E ci sono le acquetinte della serie Le sabbie mobili del 1966 create per il poema di Pierre Reverdy, suo amico, e gli 11 ritratti di Balzac, tra cui uno funse da frontespizio di Le Pére.
Ma prima ancora di leggerne il significato fermiamoci su quello che vediamo, come se appunto, stessimo guardando delle opere d’arte.
Quello che si capisce quasi immediatamente è che si tratta di un fil rouge su cui seguire le opere, per la maggior parte incisioni grafiche (ben 240 in dieci sale per tre piani) e ceramiche (ce ne sono ventiquattro).
E poi ancora donne, uomini, volti, animali, scene, erotismo. Questo è quello che si porta via dalla visita alla mostra di Picasso, chiedendosi se almeno un po’ ne sia stato afferrato il senso e se, almeno un po’, lo si sia conosciuto.