Calcio e pallone vanno d’accordo: lo dice Chef Camera

Ad Amalfi ha costruito un piccolo grande tempio del gusto, coltivando la passione per la cucina di pari passo con il suo primo grande amore: il calcio. Stiamo parlando di Giuseppe Camera, chef del Ristorante “Il Tarì” di Amalfi, una fra le città simbolo della costiera da cui trae il nome.

Un amore grande, quello dello chef nei confronti del pallone che, però, ha dovuto abbandonare, quasi in fretta e furia, ma restandone sempre innamorato, un po’ come un uomo ripensa, con vena malinconica e romantica, alla sua prima fiamma.

Eppure, il nuovo cammino di Giuseppe Camera non è stato, non è e certamente non sarà meno felice di quello passato. Mangiare al “Tarì” è quasi un obbligo per chi ha avuto il pregio di conoscere le doti dello chef e della sua cucina.

Quando ha cominciato a coltivare la passione per la cucina?

“Ho iniziato all’età di 15 anni assieme a mio padre. Non ero un buon studente a scuola, così ho preferito inserirmi nel mondo della cucina ed in particolare nella ristorazione, accettando di buon grado la decisione di mio padre di aprire un ristorante nel lontano 1975. E’ iniziata così, tra un brutto voto a scuola, un calcio ad un pallone e una scucchiaiata in padella. Pian piano, con un maestro di cucine dell’epoca che collaborava con noi, Andrea Buonocore, abbiamo passato i primi 5 anni, per poi prendere personalmente la direzione della cucina del ristorante assieme al mio socio ventennale, Michele Consiglio”.

Calcio e cucina non è che costituiscano un binomio indissolubile. Spesso l’atleta è costretto a fare sacrifici proprio in cucina per poter rendere meglio sul campo. Quanti atleti ha avuto nel suo ristorante?

“Moltissimi, praticamente tutti quelli che giocano in zona ricordano il mio passato da allenatore e mi chiedono ospitalità. Ma nessuno sgarro, su questo sono intransigente. Un pranzo leggero tipico dell’atleta; una pennetta al sugo ed un petto di pollo alla griglia”.

Amalfi è meta turistica inesauribile: ci sono più turisti al Duomo oppure al suo ristorante? Noi scommetteremmo sulla seconda opzione…

“Purtroppo è la prima opzione – scherza – però speriamo di raggiungerne un giorno il numero. Magari mangiano al mio ristorante e poi, per digerire, salgono la scalinata del Duomo”.

Ha creato un piatto che possa rispecchiare la nazionale italiana di calcio presente ai mondiale di Brasile?

“Ci ho pensato – ammette lo chef – ma poi ho deciso di dare libera scelta e di non condizionarli con piatti fissi, soprattutto per i tanti turisti che vengono ad Amalfi. Ognuno ha le proprie preferenze e possono contare su un menu molto ampio come il nostro, cercando di soddisfare tutte le esigenze”.

Meglio un pallone, una bella donna o un bel piatto?

Bella domanda”. Poi prende un respiro e, sorridendo, dice: “Facciamo che dipende dall’orario. In alcuni momenti preferisco una partita di pallone, poi quando la pancia inizia a dare calci sarebbe buono anche un bel piatto di pasta. Ma ci sono delle ore in cui preferisco decisamente una bella donna e dimenticare com’è fatto un pallone ed un piatto di pasta”.

In maglia azzurra abbiamo due scugnizzi del nostro calcio, fatto di sangue e passione. Come vede Ciro Immobile e Lorenzo Insigne?

“Io provo grande ammirazione per Immobile, ma ancor più per Insigne. Personalmente mi piace di più, lo vedo più scugnizzo, di quelli che a me son sempre piaciuti; di quelli che si fanno strada con i sacrifici e con un tocco di furbizia che non guasta mai”.

Che piatto potrebbe rappresentare Insigne ed Immobile?

“Senza dubbio una penna all’arrabbiata, che inizia con il dolce del pomodoro e finisce con il piccante”.

E quanto le manca il calcio?

“Un po’ mi manca, avendo quasi tutta la giornata impegnata con il mio ristorante. Ma continuo ad essere presente in ambienti sportivi visto che continuo a collaborare, da più di 20 anni, con l’associazione parrocchiale del Monsignor Marini, che ha in dote oltre 100 ragazzi della zona, dai 5 anni in su, iscritti al settore giovanile. Sono la mia valvola di sfogo”.

Oltre ad un bel piatto di pasta, ovviamente.

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