Elefante: così tuteliamo i beni culturali in Campania

Nell’ambito della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum si è discusso di traffico illegale di beni culturali. A discuterne presso la sala allestita nel Museo Archeologico, una delle sedi delle molteplici attività in programma per i quattro giorni del salone espositivo dedicato ad archeologia e turismo, Carmine Elefante, Comandante del Nucleo Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Napoli che ha sede all’interno del Castel Sant’Elmo.

Il crimine più grave contro il patrimonio culturale, come spiega il Comandante Elefante, è il furto, da cui provengono una serie di azioni ed attività illecite, quali il commercio e la fuoriuscita illecita dal paese o al contrario l’ingresso da paesi esteri.

 

Il nucleo è stato istituito nel 1969, procedendo di un anno la Convenzione Unesco di Parigi con cui si esortavano gli Stati Membri ad adottare le opportune misure per impedire l’acquisizione di beni esportati illecitamente e il recupero di quelli trafugati. Proprio in questi giorni si è diffusa la notizia del recupero di una antefissa in terracotta proveniente dal quadriportico dei teatri di Pompei, trafugata da una donna italo-canadese, che l’ha restituita dopo ben 50 anni di appropriazione illecita.

Il nucleo investigativo scandaglia anche il web alla ricerca dei canali di vendita e scambio tra collezionisti e ricettatori. Non di scarso interesse negli ultimi tempi anche i social network che possono essere un momento di incontro per scambi illeciti.

Il seminario di approfondimento, che ha visto una notevole partecipazione di scolaresche, si univa alla discussione sul progetto ArcheoMedSites che ha portato in aula il complesso argomento della cooperazione transfrontaliera come strumento per la valorizzazione del patrimonio culturale. 

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