Adelaide Di Nunzio: professione fotoreporter

“La passione per la fotografia è nata quando a diciassette anni mi sono occupata delle scenografie di uno spettacolo ispirato al Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. Volevo creare qualcosa di originale, così pensai a degli allestimenti fatti con le diapositive mentre gli attori interagivano con le immagini. Da allora, con una Pentax Reflex è iniziato il mio percorso di fotografa, un percorso fatto di studio e sperimentazione che mi ha portato in giro per il mondo e mi ha aiutato a conoscere persone e luoghi diversi e a superare le difficoltà”.

Questo il biglietto da visita per ècampania.it di Adelaide Di Nunzio, talentuosa fotografa e fotoreporter che vanta già numerose collaborazioni e un curriculum all’attivo di tutto rispetto. Napoletana, classe 1978, un diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli, la Di Nunzio è anche una grande appassionata di architettura contemporanea e di mitologia, soprattutto quella raffigurata nei dipinti e nelle sculture, un interesse che le è valso la partecipazione nel 2014 al “M.A.F. Mythos, Arte e Foto”, un progetto di ricerca, realizzato con l’assessorato alle politiche giovanili e il Comune di Napoli, volto a trovare aspetti del mondo mitologico partenopeo attraverso la fotografia contemporanea.

Napoli, infatti, ha molto influito sul suo percorso artistico perché oltre ad essere una città “dai mille volti” e quindi altamente stimolante da un punto di vista fotografico, è anche una fucina di menti creative con le quali poter interagire e dalle quali lasciarsi affascinare, come i fotografi Massimo Pastore, Claudio Morelli, Mario Iaporta, o artisti quali Enzo Calibé, Roxy in the box, Ciro Vitale, Francesca Capasso.

La fotografia, per Adelaide Di Nunzio, è soprattutto quella legata al reportage di approfondimento, quello connesso strettamente all’indagine e così, unendo questa inclinazione a una profonda ammirazione per gli scatti di Robert Capa che aveva avuto modo di visionare durante uno stage presso l’agenzia fotografica Grazia Neri di Milano, è nato: “Unfinished – Architetture Criminali”, un progetto che si è inaugurato il 27 ottobre alla Galleria Mediterranea di Napoli e che si è sviluppato nei vari anni della sua esperienza da fotoreporter girando per l’Italia con una Canon EOS 5D e una Yashica biottica Rolleiflex (che tuttavia preferisce usare per lavori che hanno necessità di tempi più lunghi).

Adelaide Di Nunzio ha percorso un viaggio nel sud Italia muovendosi tra Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, tra beni confiscati, edifici abusivi mai terminati e ville sequestrate alla criminalità organizzata. La mostra si articola in un percorso fotografico in bianco e nero, al fine di conferire maggiore drammaticità, in cui alle immagini della villa di “Sandokan”, il boss del clan dei Casalesi al secolo Francesco Schiavone, si alternano dei piloni usurati con i ferri dell’armatura in evidenza che si confondono con i rami spogli degli alberi circostanti; alla disarmante veduta dall’alto di Reggio Calabria fanno da contrasto le statue neoclassiche che adornano il viale di una struttura ricettiva in disuso ad Altamura; alle costruzioni abusive sul mare, nostalgiche e serafiche, segue lo squallore degli ecomostri. Sono tutti elementi di uno scenario che purtroppo siamo abituati a vedere, soprattutto nel meridione, anche se questo “connubio forzato” tra gli elementi naturali e gli scempi creati dall’uomo ci dà la possibilità da una parte di muoverci verso nuove consapevolezze, dall’altra ci spinge nella direzione di un diverso e contemporaneo divenire estetico: il “Santo Kitsch”, in cui “il gusto diviene uno stile che esprime un immaginario che influenza tutto il mondo di chi ne fa parte, dall’architettura all’arredamento, dalla moda al food”.

La mostra sarà aperta al pubblico fino al 26 novembre 2016 presso gli spazi della Mediterranea in via Carlo de Cesare 60 dal lunedì al sabato nelle seguenti fasce orarie: 11:00/13:30 – 17:00/20:00.

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