“Siamo passati da un’immagine negativa a una immagine molto positiva di riscatto e rilancio, grazie al lavoro del soprintendente Massimo Osanna insieme con i generali del Grande Progetto Pompei, prima Nistri e ora Curatoli”. Toni entusiasti quelli che usa Dario Franceschini, ministro per i Beni Culturali, intervenendo all’inaugurazione a Pompei di “Eat’Story – da noi il cibo ha una storia” che, dando seguito ad un protocollo firmato con la Coldiretti un anno fa, da vita ad un itinerario che unisce cultura, storia e gastronomia.
Un progetto innovativo che unisce una esposizione di prodotti locali a un itinerario di sontuose Domus pompeiane in cui sono visitabili le antiche coltivazioni di viti e di frutteti, cucine arredate con suppellettili rinvenute durante gli scavi archeologici, esposizioni di cibo che testimoniano la cultura alimentare di 2000 anni fa.
Inoltre, ogni martedì e sabato, fino al 31 dicembre, la Coldiretti propone il menù degli antichi romani ai visitatori del sito archeologico. Gustum, mensae primae e vinum saranno a disposizione dei visitatori che troveranno, nella Casina dell’Aquila, allestimenti di tutti gli alimenti solitamente utilizzati nelle pietanze pompeiane. Poi è anche possibile acquistare come souvenir delle preparazioni identiche a quelle rinvenute dagli archeologi, come il panis Pompeii o la scriblita (focaccia speziata), mandorle nel miele, olive e formaggi.
“Altri stand saranno allestiti all’esterno degli Scavi, lungo via Plinio – ha spiegato il generale Luigi Curatoli – e accompagneranno i visitatori fin dentro al centro della nuova Pompei. Lo scopo è di favorire lo sviluppo socioeconomico del territorio anche attraverso il rilancio delle imprenditorialità agricole”.
Peccato per lo scivolone finale, colpevoli i rossi pomodori che hanno condito gli spaghetti serviti nella degustazione conclusiva della mattinata all’insegna dei sapori e delle rievocazioni dell’antica città di Pompei. Il pomodoro è stato portato in Europa solo dopo la scoperta dell’America nel 1492. Quindi gli antichi pompeiani non potevano usarlo nella loro cucina.
Coldiretti, intanto, annuncia che la formula presto sarà proposta in altri siti Unesco, per incrementare l’offerta turistica. Roberto Moncalvo, numero uno dell’associazione di categoria, ha spiegato nel suo intervento che “si punta sulla gastronomia italiana poiché due visitatori su tre portano via dall’Italia il cibo della nostra terra, come sintesi delle bellezze e della cultura che hanno potuto ammirare”.
a cura di Adriano Conato