All’alba della dichiarazione di santità di Papa Giovanni XXIII, avvenuta il 27 aprile 2014, molti giornali riportarono la notizia che la sua fosse un’iscrizione nel registro dei Santi “pro gratia”, su esplicita postulazione dell’Ordine dei Frati Minori, i quali chiedevano di dispensare il Papa Buono dalla prassi dei miracoli e di considerarne la vita e l’esempio.
In realtà, questo è vero solo in parte. Il miracolo c’è stato, e fu un “miracolo napoletano” grazie al quale Papa Giovanni XXIII fu dichiarato Beato, dopo un processo durato trentacinque giorni, da Papa Giovanni Paolo II nel settembre del 2000.
Nel 1962 Suor Caterina Capitani delle Figlie della Carità, all’epoca diciottenne, lavorava coma infermiera presso gli Ospedali Riuniti di Napoli. Pochi mesi dopo la sua vestizione iniziò ad accusare dei disturbi fisici sempre più gravi che la gettarono in un grande sconforto soprattutto psicologico, poiché la regola del suo ordine esigeva che le religiose godessero di buona salute per affrontare il lavoro in ospedale.
Dopo un breve periodo di tregua, Suor Caterina prese a soffrire di tremende emorragie. A partire dal 1964 iniziò il suo personale calvario in tutti gli ospedali della città che si concluse con una delicata operazione allo stomaco, purtroppo non risolutiva. Nel mese di maggio del 1966 la situazione era così disperata che Suor Caterina, in pericolo di morte, fu trasportata all’Ospedale della Marina dove le fu somministrato l’Olio per gli Infermi. Nel frattempo, una sua consorella le aveva portato da Roma una reliquia di Papa Giovanni XXIII che la suora teneva stretta a sé, pregando il Papa di portarla con lui in Paradiso.
Mentre si trovava in uno stato di dormiveglia a causa delle febbre alta, sentì una mano premere sulla ferita e una voce maschile che le diceva: “non temere, non hai più nulla”. La suora aprì gli occhi e, per pochi istanti, vide accanto al suo letto proprio Papa Giovanni XXIII. Quando la visione scomparve, Suor Caterina chiamò subito a raccolta le consorelle per raccontare loro quello che era successo.
La febbre scese rapidamente e la ferita si sanò del tutto, con evidente stupore da parte dei medici e degli infermieri che la stavano assistendo.
Da quel giorno, Suor Caterina fu dichiarata completamente guarita e poté riprendere la vita di sempre, dedicandosi con impegno al suo lavoro in ospedale fino al 2010, anno in cui è scomparsa presso la casa famiglia “Cardinale Sforza”, dove abitava da tempo, nel quartiere Camaldoli di Napoli.