Non è ancora terminata ma è già polemica: l’opera di Jorit Agoch a Gragnano, che rappresenterà Totò nella famosa scena di “Miseria e Nobiltà”, divide la città della pasta tra sostenitori e contestatori del murale.
Finanziata grazie ad una raccolta fondi legata all’evento “Wine Pasta Swing”, organizzato a luglio scorso da Gragnano Hub, in partnership con il “Consorzio Gragnano Città della Pasta IGP”, l’opera ha come obiettivo quello di rinsaldare ancora di più il connubio tra Gragnano e l’arte bianca.
Tuttavia, la scelta di affidare allo street artist italo-olandese l’opera di vicolo Zuccariello e le modalità di esecuzione hanno alimentato non poche polemiche.
I “leoni da tastiera”, come al solito, hanno allenato i polpastrelli nei vari gruppi Facebook che riuniscono i cittadini di Gragnano. In un periodo storico in cui è molto facile puntare il dito, spesso ci si dimentica delle piccole cose, dei piccoli gesti che rendono più piacevole, in questo caso, essere gragnanesi. “Totò non va bene nel contesto di un paese che non offre nulla”, alcuni dicono, buttando al vento anni di street art nelle periferie cittadine di tutta Italia. “Le briciole si lasciano alla fine”, hanno detto altri. Ed è vero, ci sono tante cose che ancora non vanno; tanti – dobbiamo dirlo – grossi problemi che ancora cercano una soluzione: dalle scuole alla viabilità, dalla politica al lavoro. Questo, però, non giustifica l’immotivata perplessità che si è registrata, seppur in misura minore rispetto alla maggioranza, sia chiaro, attorno all’opera che prova, con successo, a fissare un’immagine nell’identità gragnanese.
“E se non è Gragnano, desisti”, diceva Totò, sempre in “Miseria e Nobiltà”. Da secoli il nome di Gragnano è associato alla pasta, al vino, al panuozzo. Con Jorit, autore tra l’altro del bellissimo San Gennaro a Forcella; del murale dedicato a Massimo Troisi sulla facciata del Palaveliero a San Giorgio a Cremano, senza dimenticare il volto di Maradona nell’ambito del progetto di rigenerazione urbana del quartiere di San Giovanni a Teduccio, si apre uno spiraglio sulla riqualificazione urbana della città. Sarebbe bello immaginare, sulle mura obsolete e inutilizzate di Gragnano, meno dubbi e più opere, come quelle dell’artista italo – olandese cresciuto a pane e napoletanità, che fissino nell’immaginario collettivo l’identità gragnanese. Noi ci teniamo queste meravigliose idee, convinti che un giorno si possano realizzare.
Insomma è un vero peccato aver “dimenticato” che, solo per il blasone dell’artista, per il lustro che darà a lavori ultimati, per il tema e il soggetto scelto, Gragnano deve solo ringraziare i promotori di questa iniziativa.