“Res Rustica. Archeologia, botanica e cibo nel 79 d.C.” è il titolo della mostra che sarà ospitata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli fino al 18 febbraio 2019 e che intende riproporre, dopo 30 anni, la Collezione dei Commestibili di Pompei, “l’alfa e l’omega di tutte le raccolte dell’antichità” come la definì Goethe.
La preziosa e rara raccolta era conservata presso l’Herculanense Museum nella Villa Reale di Portici, in uno spazio particolarmente suggestivo e con al centro della sala la celebre statua del Satiro Ebbro proveniente dalla Villa dei Papiri.
La Collezione dei Commestibili rientrava, insieme a quella dei tessuti, nel cosiddetto Gabinetto dei Preziosi e si considera, ancora oggi, una delle più complete raccolte al mondo di reperti organici di epoca romana.
Carlo di Borbone, nel corso dei primi scavi archeologici nelle aree vesuviane, chiese di raccogliere tutti i reperti organici provenienti da Ercolano e Pompei e di trasferirli nell’Herculanense Museum alla Reggia estiva di Portici, tra cui fragili materiali come tessuti, frutti e avanzi di cibo.
La raccolta, considerata preziosa per l’unicità dei reperti, fu posta nella decima stanza del Museo, una vera e propria Wunderkammer, dove il Re aveva fatto arrivare oggetti di pregio, – bullae, medaglioni, collane, bracciali – argenterie, – tra cui il calathus con l’apoteosi di Omero e lo specchio con la morte di Cleopatra – gemme e cammei, reperti organici provenienti da Ercolano e Pompei tra cui diverse forme di pane, stoffe e alcuni blocchi di colori utilizzati dai pictores.
Molteplici sono le vicissitudini che hanno coinvolto i reperti, tra cui lo spostamento nel primo decennio del XIX secolo nell’odierno Museo Archeologico di Napoli e poi l’oblio dovuto alla chiusura per lavori di restauro della sala del Plastico di Pompei dove il materiale era esposto.
Nel 1989, il Plastico fu smontato per motivi di restauro, la sala chiusa e i Commestibili riportati in deposito. Nel 2009 una parte dei reperti e dei tessili fu trasferita nella camera climatizzata del Laboratorio di Scienze Applicate di Pompei per motivi conservativi e, infine, nel marzo 2018, i Commestibili e i tessili fecero il loro ritorno al MANN, custoditi in apposite camere climatizzate all’interno del Medagliere.
Nell’ambito del progetto “Alla scoperta dei tesori del MANN”, dopo la prima tappa rappresentata da “Il metallo dei gladiatori. Vedere, toccare, capire”, ne è stata realizzata una nuova in collaborazione con il Dipartimento di Agraria dell’Ateneo Federico II, un rigoroso e appassionante racconto di archeobotanica e un’occasione per assemblare nuovamente la Collezione dei Commestibili, nell’attesa di un restyling complessivo, insieme ai tessuti, nella proposta espositiva permanente del Museo.
“Chiudiamo l’Anno del Cibo Italiano voluto da MIBAC e MIPAAFT – spiega il direttore del MANN Paolo Giulierini – con una mostra dedicata alle radici della nostra ricchezza agro-alimentare: 2000 anni di storia della cultura, della terra e della tavola sono testimoniati da resti materiali conservati al MANN, resti che costituiscono un tesoro unico al mondo. L’esposizione rappresenta un’opportunità straordinaria non solo per presentare per la prima volta la Collezione dei Commestibili ma anche, nello spirito del progetto I Tesori del MANN inaugurato con successo dalle armi dei Gladiatori, per raccontare al grande pubblico cosa significa fare ricerca scientifica su questi rari materiali”.
Il percorso della mostra, che parte dalla sala 94 adiacente al Plastico di Pompei, si apre con una grande carta geografica su cui sono ripercorse le rotte seguite nell’antichità dalle singole specie di reperti che da luoghi remoti, spesso dall’Oriente, sono poi approdati sulle coste italiane. Pesche, olive, agli, melagrane, carrubbe, fichi, datteri, sono solo alcuni dei prodotti che potevano trovarsi sulle tavole degli antichi romani.
Le indagini scientifiche, coordinate dal prof. Gaetano Di Pasquale e dalla dott.ssa Alessia D’Auria del Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, hanno consentito di svelare anche un “giallo” nella Collezione dei Commestibili.
Le datazioni, effettuate presso il Laboratorio CIRCE del Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, hanno dimostrato che circa 5 chilogrammi d’uva, presumibilmente vinacce, non sono di origine antica ma risalgono al XVIII secolo e, dunque, al periodo dei primi ritrovamenti nelle città vesuviane: questi reperti provengono da coltivazioni settecentesche, mescolate, volutamente o meno, con il materiale archeobotanico.
Per favorire la divulgazione dei contenuti grazie alle nuove tecnologie della comunicazione, in mostra anche alcuni video – in italiano ed in inglese – che illustrano gli antichi reperti botanici in un costante rapporto con le conoscenze acquisite nel presente. Il progetto multimediale è stato elaborato dal prof. Aldo Claudio Zappalà, Art Content di “Alla scoperta dei Tesori del MANN”.
La seconda tappa del percorso espositivo, situato nella sala 95, restituisce gli attrezzi da cucina, le riserve della dispensa e i resti di un lauto pasto. Oggetti del quotidiano domestico come anfore, una falce, una stadera, sono accostati in un gioco di assonanze ad alcuni affreschi custoditi al Museo e raffiguranti elementi da banchetto, nature, frutti, scene di pasti. Tra gli elementi della mostra, anche la bottiglia di olio d’oliva presentata da Alberto Angela durante la recente conferenza stampa del programma “Stanotte a Pompei”, accostata ad un pane, ad una fresella e ad un tarallo, per immaginare, in un parallelo con il mondo antico, un accenno di dieta mediterranea.
La mostra gode inoltre di una preziosa sinergia con il privato avendo ricevuto fondi di realizzazione da un importante realtà imprenditoriale del territorio campano: ROSSOPOMODORO, che ha sostenuto l’intervento di valorizzazione della Collezione dei Commestibili del MANN.