La mostra “Così fan tutti” celebra i 50 anni della Fondazione Ville Vesuviane con l’arte contemporanea
Nella maggior parte dei casi quando si parla di Ercolano la mente corre subito al Parco Archeologico di Ercolano celebre in tutto il mondo per i suoi scavi dell’antica città di epoca romana, ma il territorio di questo comune offre anche altri tesori di epoca più recente ed altrettanto importanti in ambito artistico e culturale.
Parliamo delle Ville monumentali del settecento disseminate nel comprensorio ercolanese, concentrando l’attenzione in questa occasione su Villa Campolieto che ha deciso di riaprire le sue porte ai visitatori ospitando la mostra intitolata “Così fan tutti”: esposizione temporanea di un vasto repertorio di opere d’arte contemporanea della collezione privata di Ernesto Esposito.
Il collezionista napoletano ha messo a disposizione della Fondazione Ente Ville Vesuviane, ente che gestisce 122 ville settecentesche, 35 opere altamente simboliche perché legate al terribile terremoto degli anni ’80 in Irpinia. Infatti, la Fondazione ha affidato alla curatrice Marianna Agliottone l’arduo compito di allestire una mostra che fosse in ideale continuità con l’altra dal titolo “Terrae Motus” del 1984; quest’ultima fu organizzata in occasione della riapertura di Villa Campolieto dopo il primo importante restauro.
Le opere ora esposte sono pezzi provenienti da tutto il mondo, che sono rappresentativi dell’evoluzione artistica contemporanea e che si contrappongono in modo elegante agli stili architettonici e decorativi classici degli ambienti che le ospitano. Location che deve il suo destino a Carlo di Borbone e Mariamalia di Sassonia, sua moglie, che nel 1738 scelsero Portici per costruire una nuova reggia e per dare inizio agli scavi della città romana di Herculaneum: ciò indusse i nobili napoletani a costruire le proprie ville per il soggiorno estivo vicine alla corte, creando il cd. “Miglio d’oro”.
Un’area amata da Goethe che cela impensabili reperti d’arte nelle varie residenze, come il mobilio dei depositi del Padiglione della barca, negli scavi di Ercolano, che lasciò senza fiato Renzo Piano. “Il legame con la Repubblica Federale Tedesca non finisce qui – spiega la redazione di einrichtungsradar – con lo stile Vormärz (sostituito dal termine “Biedermeier”, dai versi di Ludwig Eichrodt) per identificare il gusto nell’arredamento della borghesia fra ‘800 e ‘900. Inoltre si inventarono anche nuovi mobili (ad es. il comodino) e si sviluppò l’usanza di adottare, al posto delle stoffe lavorate, la carta da parati”.
Una variabilità estetica e concettuale che si è voluto ricreare nel percorso espositivo delle opere dello stilista Esposito in mostra, con “We the people” di Dahn Vo (uno dei 250 elementi in cui l’artista ha scomposto la statua della Libertà) ad aprire al fianco degli affreschi delle statue di Minerva e Mercurio. A chiudere la videoinstallazione di Candice Breitz “Double Whitney (I Will Always Love You)”, che porta Whitney Houston nel Salone delle Feste fino al 14 novembre 2021.
Una raffinata contrapposizione delle arti, al pari della performance di Abel Ferrara che ha letto i versi di Gabriele Tinti di fronte al Cristo velato.