E-sports, il boom del settore in Italia e nel mondo (fino all’ipotesi Olimpiadi)

Da qualche anno a questa parte se ne sente parlare sempre più con insistenza. Sono gli e-sports, l’ultima frontiera del gaming, una vera e propria rivoluzione sia nell’ambito sportivo sia nel settore dell’intrattenimento. Una competizione ufficiale tra i più grandi appassionati dei videogiochi, che però non sono semplici amatori, ma addirittura professionisti. Il prefisso “e” sta ad indicare proprio l’aspetto digitale di questa curiosa disciplina. Gli e-sports sono un vero e proprio fenomeno di massa. Grazie alla versatilità degli svariati titoli esistenti, l’agonismo può coinvolgere individue singoli o squadre.

In un primo momento, le manifestazioni dedicate erano circoscritte solo ai dilettanti, ma comunque i premi in palio sono stati da subito sostanziosi. Oggi, però, si parla di una realtà vera e propria, che alimenta non poco l’intera industria videoludica: siamo arrivati al punto che le sfide tra i campioni del gamepad arrivano a generare anche milioni di Euro. Non mancano squadre allestite con tanto di sponsor: per fare un esempio banale con i videogiochi calcistici, persino i club di Serie A hanno i loro rappresentanti negli e-sports.

Per accedere al professionismo è necessario però farsi notare attraverso i più classici tornei amatoriali. Come in tutti gli altri lavori, sono richieste ore di impegno giornaliero. I gamer devono allenarsi continuamente durante la giornata per competere ad alti livelli, fare esperienza e non farsi trovare mai impreparati di fronte a una situazione di gioco. Già, proprio così: fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile, invece oggi si può giocare ai videogiochi di professione e godere di veri e propri introiti. Gioco di squadra, partnership, addestramento: non manca davvero nulla. Appena si mette il naso dentro al merito della questione, però, ci si rende conto di come il divertimento passi in secondo piano.

Un gamer professionista, infatti, non può essere certo paragonato ai player ordinari, che giocano per svagarsi o per sbloccare premi e ricompense digitali. Basta osservare una delle tante live che i gamer sono ormai soliti tenere sulle piattaforme di streaming per rendersi conto di come possa essere applicato del vero agonismo in un videogioco. C’è chi si allena in pubblico e chi si diverte a esplorare con i propri follower l’intero universo videoludico, parlando anche di retrogaming, di riviste a tema o delle slot più giocate online. Insomma, quello dell’e-sports è come il mondo parallelo di una realtà virtuale e solo dopo anni di fatica si può riuscire a entrarvi. Nella maggior parti dei casi, gli e-sports riguardano titoli con modalità multiplayer: si va da quelli di strategia ai picchiaduro, passando per quelli sportivi.

Già più di una volta si è pensato di inserire gli e-sports tra le discipline degli Olimpiadi. In un primo momento il Comitato Internazionale Olimpico si è opposto sottolineando come la presenza di videogiochi che non hanno a che fare con l’attività sportiva snaturerebbe il significato di una kermesse tanto tradizionale. In tal senso, il calcio è in prima linea, ma anche i videogiochi sul basket sono competitivi. Alla fine solo alcuni videogiochi sono riusciti a guadagnarsi le Olimpiadi. Prima di questa notizia il World Cyber Games e l’Electronic Sports World Cup rappresentavano le mete più ambite dai professionisti, insieme alle manifestazioni dell’Electronic Sports League, una compagnia tedesca che organizza tornei in tutto il mondo. E pensare che la prima vera gara di videogames si tenne nel 1972, tra una manciata di studenti dell’università di Stanford. Chi avrebbe mai detto che saremmo arrivati fino a questo punto?

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