Il libro per la collana Geopoetica scritto da Annet Henneman
«Annet, hai incontrato e scelto vittime di ingiustizie, di diritti umani violati, di paesi in guerra. Hai deciso di farci vedere di che si tratta. Hai separato il teatro dalla sua separatezza. Hai tracciato confini irregolari senza preoccuparti delle proteste dell’arte. Molti non hanno riconosciuto quel che facevi. Hai saputo resistere e continui a farlo per non essere sopraffatta dall’indifferenza e dall’irriconoscibilità. L’intelligenza nell’arte del resistere è stata la tua dote principale, più ancora della tua tecnica artistica. Per questo ti siamo grati.» Eugenio Barba (Odin Teatret).
Diari, foto e riflessioni su ventitré anni di permanenze in territori di conflitto: Iraq, Kurdistan turco e iracheno, Egitto, Palestina, Iran, Giordania. Tutto ha avuto inizio con il voler raccontare la vita quotidiana di chi vive isolato in situazioni di guerra, occupazione, oppressione, tramite rappresentazioni che mettono l’informazione giornalistica sul palcoscenico: il cosiddetto “teatro reportage”. Ma da queste esperienze lavorative non è nata solo la raccolta di storie di vita delle persone conosciute negli anni che qui si riporta, ma anche una serie di relazioni intime e famigliari, tenute vive dal racconto quando si è lontani e dall’appagante sensazione di “ritorno in famiglia” quando si riesce nuovamente ad abbracciarsi.
Annet Henneman (Velsen – Olanda, 1955), laureata in arte drammatica, ha fondato insieme ad Armando Punzo l’associazione Carte Blanche e La compagnia della fortezza a Volterra. Nel 1998, sempre a Volterra, ha fondato la compagnia Teatro di Nascosto (Hidden Theatre), che dal 2000 mette in scena lavori di “teatro reportage” con attori provenienti da Medio Oriente ed Europa.