Il gioco nell’antica Roma era una delle attività più amate e praticate, a prescindere dal ceto sociale, come dimostrano le numerose scoperte effettuate nel corso dei secoli nelle aree archeologiche più importanti, non ultime quelle situate nelle regioni del sud Italia e in Campania, come Pompei ed Ercolano. Gli svaghi ludici, infatti, erano molto diffusi sia come occasione di divertimento in senso stretto che come elemento di socialità, tanto che già a quei tempi avevano preso piede luoghi interamente dedicati al gioco, come le tabernae lusoriae, simili alle moderne sale: ma quali erano i giochi più amati dagli antichi Romani? E quali testimonianze sono giunte fino ai giorni nostri?
I dadi romani
Una delle più famose citazioni latine è “Alea iacta est”, ossia “Il dado è tratto”, frase attribuita a Giulio Cesare che l’avrebbe proferita attraversando il fiume Rubicone in occasione dell’inizio della seconda guerra civile. Come dimostra questa breve esclamazione giunta fino ai giorni nostri, i Romani avevano un legame abbastanza forte proprio con i dadi, che rappresentavano una delle prime scelte quando si trattava di riunirsi e giocare insieme.
Il gioco dei dadi non era molto dissimile da quello attuale: in pratica i dadi venivano agitati in una coppa e poi lanciati e vinceva chi totalizzava il punteggio più alto. Esistevano tuttavia anche delle versioni più particolari, giocate per esempio con il dado romano a 20 facce, e molto spesso il gioco era associato a scommesse con premi in denaro.
Gli astragali
Gli astragali non erano che altro che piccole ossa di ovini che i romani utilizzavano per giocare, in modo più o meno simile a quanto si faceva con i dadi. Pur avendo una forma diversa dai dadi, infatti, gli astragali presentavano comunque delle facce (quattro per la precisione) a ciascuna delle quali si assegnava un punteggio.
Nel gioco degli astragali ciascun partecipante effettuava un lancio, con l’obiettivo di ottenere la combinazione migliore possibile. Per esempio, in caso di partita con 4 astragali, l’obiettivo era quello di realizzare il cosiddetto “colpo di Afrodite”, ottenendo cioè in un solo lancio quattro facce diverse sul tavolo. Le variazioni sul tema erano ovviamente tante e veniva dato ampio spazio alla fantasia dei giocatori.
Tesserae lusoriae
Secondo i ritrovamenti effettuati nei secoli, gli antichi Romani avevano anche dei giochi simili all’attuale gioco dell’oca, in cui cioè vi era un percorso da compiere pescando delle tessere. Denominate “tesserae lusoriae”, queste venivano pescate da un sacchetto o da un bussolotto e davano modo di procedere di un certo numero di lunghezze sul tabellone: chi giungeva per primo alla meta otteneva la vittoria.
In particolare, sulle tessere erano riportate delle scritte, lettere o numeri, nomi di divinità e altre frasi, indicazioni in base alle quali si poteva procedere nel gioco. Le frasi potevano infatti essere positive o negative e dare dunque luogo ad avanzamenti oppure, in caso di sfortuna, a stop e passi indietro. Non sono purtroppo mai state ritrovate basi o tabelle legate a questo gioco, dunque la ricostruzione è per lo più frutto degli studi degli esperti, che tuttavia non mancano di sottolineare le similitudine con passatempi tuttora in nostro possesso.
I giochi da tavolo degli antichi Romani
I Romani amavano molto giocare ai giochi da tavolo, come dimostra la presenza nelle varie colonie dell’Impero di sale in cui al cibo venivano associati lunghi momenti di svago. Parliamo in particolare delle tabernae lusoriae, dei locali in cui persone di ogni ceto sociale amavano ritrovarsi per sfidarsi a quelli che erano i passatempi ludici del momento e degustare le migliori specialità culinarie dell’epoca. Le tabernae vengono considerate da più parti come antesignane dei moderni casino, ossia le sale da gioco diffuse in tutto il mondo oggi sinonimo di lusso ed eleganza.
Esempio di modernità e di continue evoluzioni, i casino sono oggi diffusi anche nelle più pratiche versioni digitali, accessibili da PC e smartphone, che consentono agli appassionati di avere sempre a portata di mano i propri svaghi preferiti, dalle slot machine alle roulette, semplicemente sfruttando una connessione a internet.
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Chiaramente nell’età romana non esistevano sistemi di questo genere, ma il successo delle tabernae lusoriae può essere paragonato a quello dei casino, fisici e virtuali, come li conosciamo oggi: basta pensare che gli stessi imperatori Caligola, Nerone e Claudio erano tra i maggiori appassionati del genere e che negli affreschi ritrovati a Pompei e in altre parti del mondo venivano rappresentate attorno ai tavoli persone appartenenti a ogni classe sociale.
I giochi praticati nelle tabernae erano diversi, ma sicuramente un posto di rilievo accanto ai tradizionalid adi era ricoperto dalle tabulae lusoriae, una sorta di antenato della dama e degli scacchi di cui non si conoscono bene le regole ma se ne intuisce il funzionamento guardando le linee orizzontali e verticali presenti sulla base e le sedici pedine da collocarci sopra.
Come visto, dunque, a Roma il gioco ha sempre trovato ampio spazio e ciò ci fa comprendere quanto, pur essendo passati i secoli, la voglia di divertirsi sia rimasta pressoché la stessa, oggi come allora. Perché allora non approfittare di una visita agli scavi più vicini per approfondire questo tema e scoprire tante altre similitudini tra il nostro mondo e quello di una delle più grandi civiltà di sempre?