Psicologia nella degustazione: cosa succede quando assaggiamo del vino

Il metodo migliore per degustare è quello “alla cieca”

Sembra strano associare la degustazione di un vino alla sfera psicologica, perché ci aspettiamo che il gusto sia una cosa che riguarda solo le sensazioni fisiche del corpo e che non ci sia nulla di mentale in gioco. In realtà è proprio il contrario. È infatti appurato che un gusto è percepito in modo diverso in base a fattori come l’ambiente che ci circonda, il ricordo a cui lo associamo, l’umore che abbiamo in quel momento e così via. La nostra mente quindi è assolutamente in grado di condizionare il modo in cui sentiamo i sapori.

Con questa premessa diventa più facile comprendere come possano esserci degli errori o delle “distrazioni” psicologiche quando ci si appresta a degustare un vino. Il primo condizionamento già lo subiamo guardandolo; anche solo il colore di un vino, bianco o rosso, ci porta ad essere predisposti in un determinato modo verso di esso. Un esperimento psicologico presentava ai candidati un vino dal sapore normale ma tinto di un colore particolare come il blu, e si è notato come tutti sentissero una marcata differenza nel sapore.

Un altro fattore di distrazione è anche il prezzo del vino che stiamo degustando. Sapere che si sta assaporando un vino costoso porta il nostro cervello ad aspettarsi prestazioni elevate da questo prodotto, condizionando inesorabilmente il nostro giudizio. Per lo stesso motivo anche soffermarsi sull’etichetta può predisporci in un certo modo verso il gusto che sentiremo.

In generale la degustazione è una cosa molto personale, che può essere influenzata dai più piccoli fattori intorno a noi come anche l’illuminazione della stanza in cui ci troviamo. È per questo motivo che il metodo più adatto alla degustazione è quello “alla cieca”, mentre si è bendati. Solo in questo modo chi assaggia è in grado di attivare esclusivamente la parte analitica e razionale del cervello, riducendo al minimo tutti gli altri fattori esterni.

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