Napoli e l’arte contemporanea: la rinascita nel marmo di Jago

Nel cuore del Rione Sanità, il Museo dove è possibile toccare le opere con mano

Lo sapevate che a Napoli c’è un Museo con un’opera che si può toccare con mano?

Parliamo dello Jago Museum, nel cuore pulsante del Rione Sanità, in occasione del suo primo anniversario che ci sarà a breve.

Jago, scultore contemporaneo classe 1987, adottato da Partenope e nato ad Anagni, in provincia di Frosinone è definito da molti il “nuovo Michelangelo”. Jacopo Cardillo, in arte Jago, ha attraversato Nazioni e riconoscimenti per poi trovare casa nel cuore di Napoli, dove è possibile ammirare le sue opere più note. Ci troviamo nella Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi, prima laboratorio e poi vero e proprio museo dell’artista, grazie anche all’incessante lavoro dei giovani del territorio, in particolare quelli della cooperativa La Sorte, impegnati in prima persona nella costruzione del loro futuro, nella loro città.

Il 20 maggio del 2023 prende vita lo Jago Museum nel ventre del Rione Sanità con oltre 5.000 presenze, un coinvolgimento fortissimo del popolo napoletano e non solo nei confronti dell’artista che ha scelto e continua a scegliere Napoli come sua terra.

Scopriamo insieme tre delle sue opere principali. “Self”, autoritratto dell’artista, è stata realizzata durante il suo soggiorno newyorkese, con un marmo particolare per le venature molto presenti e per un brillante luccichio grazie alla presenza, all’interno della cava in cui nasce questo marmo, di cristalli abbastanza grandi. Questa è l’unica opera presente all’interno del museo che si può toccare con mano.

Il collegamento più forte che Jago ha con Michelangelo è sicuramente “La Pietà”, opera scolpita proprio all’interno dello spazio museale nel preciso punto in cui è esposta oggi.

La differenza tra le due opere è che mentre ne “La Pietà” di Michelangelo le identità raccontate sono identificate (la Vergine Maria e suo figlio Gesù Cristo), ne “La Pietà” di Jago invece non è dato sapere quali identità vengono raccontate. Possono essere due familiari, due innamorati, due sconosciuti. In realtà non si conosce nemmeno il sesso della persona senza vita. E questo Jago lo fa per un motivo ben preciso: rendere ancora più universale il concetto di dolore per la perdita di una persona cara. L’espressione sul viso dell’uomo tende a fare da protagonista e accanto alla mano c’è un piccolo sasso, la famosa firma di Jago di cui non ha mai voluto svelare il significato, dando la possibilità ad ogni visitatore di poter interpretare nella propria visione, il senso di quella pietra.

Questo è un marmo italiano, il marmo di Pietrasanta, parte della famiglia dei marmi di Carrara.

La Pietà di Jago è un’opera collettiva, un’opera che appartiene a tutta la comunità del quartiere. Sono stati tantissimi i residenti a lasciare la loro firma sul blocco di marmo, prima che Jago, nel 2020 e in pieno lockdown iniziasse a scolpire la sua opera.

La scultura presenta un dettaglio importante ma nascosto: durante il lavoro, Jago si accorge che il marmo presenta al suo interno una lesione, una spaccatura che attraversa tutto il blocco di marmo. Per non rovinare il lavoro svolto fino a quel momento, lascia il retro dell’opera quasi incompiuto, per due motivi: per tempo, visto che l’opera doveva partire per Roma e per una questione di sensibilità. Non poteva scolpire oltre, altrimenti la Pietà si sarebbe spaccata in due.

Sono presenti dei fori sulla statua che rappresentano la tecnica che utilizza nel lavoro dal gesso al marmo. Questa è la tecnica della “tiratura” detta anche “Tecnica del Canova”.

L’opera che ha dato vita al museo è “Aiace e Cassandra”: ci troviamo all’interno dell’Iliade, la grande guerra di Troia.

Aiace è un combattente greco, Cassandra è la figlia del Re Priamo, Re di Troia. Lei era una sacerdotessa di Apollo dotata di chiaroveggenza con la sorte di non essere mai creduta.

Cassandra aveva visto che i greci sarebbero entrati all’interno delle mura e consigliò ai troiani di non accettare nessun regalo. Sappiamo bene che invece i troiani spalancarono le porte all’enorme cavallo con al suo interno anche lo stesso Aiace e gli altri soldati. Un errore fatale, i greci conquistarono la città commettendo numerosi sacrilegi: ammazzano bambini, rubano, stuprano donne. Il mito racconta che Aiace si recò nel castello dove era riparata Cassandra e abusa di lei.

Cassandra dirà che tutte le azioni commesse non sono piaciute agli dèi e quindi per loro non ci sarebbe stato un ritorno felice a casa. Ancora una volta non creduta, lo stesso Aiace non farà mai più ritorno in Grecia, morirà durante il viaggio.

La violenza, commessa sull’altare del tempio, è la faccia reale dell’opera di riscatto che ha voluto compiere Jago esponendola proprio su quello che era l’altare della Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi.

Quello che cerca di fare l’artista con quest’opera è una narrazione diversa di violenza su una donna. Un racconto di difesa, di riscatto. Una Cassandra datata 2023 che lotta per la sua vita ed i suoi diritti, che si ribella alla violenza, con un sasso ed un grido non di disperazione ma di lotta e di conquista. Una Cassandra che con tutte le sue forze sta cercando di cambiare la sua sorte.

I ragazzi della cooperativa la Sorte, che si prendono cura del museo, rivedono in Cassandra il proprio quartiere che cerca appunto di ricostruire la sua narrazione ed il suo futuro, di cambiare la propria sorte.

Un riscatto anche per la chiesa, che grazie alle opere di Jago, oggi è riaperta al pubblico dopo quaranta anni di abbandono.

INFO: Jago Museum, Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi (Na)
LUN-GIO 10:00-14:00; VEN-DOM 10:00-14:00; 15:00-19:00
Prezzi: Intero € 8,00; Ridotto € 6,00.

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