Alle spalle di Totò: Mario Castellani ovvero l’onorevole Trombetta

Amico e sodale, prima ancora che “spalla”, del Principe della risata

Mario Castellani è stato amico e sodale, prima ancora che “spalla” del Principe Antonio De Curtis. Romano, alto e magro, dicitore pulitissimo: veniva dal mondo dell’operetta e incontrò Totò già nel 1941. Al loro connubio, il cinema italiano deve tantissimo.

È Castellani la vittima designata di Totò nella scena del wagon-lit, quella dell’onorevole Trombetta, per intenderci. Castellani, elegante e algido, diventa la vittima della maschera che fustiga i vizi e le fanfaronerie di certi ceti emergenti. “Lei non sa chi sono io!”. Al che Totò, novello Pulcinella (nel senso più alto del genius loci che fustiga la volgare ubris dei parvenu e dei presuntuosi), gli rovescia addosso una smitragliata di battute destinate a marchiarsi a fuoco nell’immaginario comune. Dall’uomo di mondo che ha fatto tre anni di militare a Cuneo al “trombone di suo padre”.

Sia lui che Totò racconteranno che in quella gag, il Principe faceva in modo di far infuriare il suo interlocutore. Gli faceva perdere davvero le staffe. Tutto in nome dell’arte.

Con Castellani, il rapporto è eccezionale. Si completano, in un certo senso. Uno alto e tendente all’aristocratico, l’altro basso e autenticamente popolare. Insieme gireranno quarantadue film. Uno tra questi è “Totò Imperatore di Capri”, film leggero a tutta prima che però, rivisto bene, è una ferocissima satira della società borghese dei frizzi, dei lazzi, delle luci e dei pettegolezzi.

Castellani è lo sgangherato attore Asdrubale Stinchi che convince il cameriere Antonio De Fazio a sbarcare all’Isola Azzurra dove, per un equivoco, sarà scambiato per il Bey d’Agapur. “La donna slava? Va trattata con la rosa e lo scudiscio” oppure, “Perché parli col pisello?” sono (alcuni) tra i tormentoni.

Geniale è poi la sua interpretazione di Mezzacapa, il vicino-rivale dei fratelli Caponi in “Totò, Peppino e la malafemmina”. Ricordate? “A Milano, quando c’è la nebbia non si vede”. Così De Curtis e De Filippo sbarcano in Lombardia con il cappottone e il colbacco in testa.

Tra Mario Castellani e Totò il rapporto professionale, iniziato nel ’27 a Milano, diventa amicizia e stima profonda. Lo assisté nell’ultima parte della carriera, quando il Principe della Risata fu messo alle corde da una malattia agli occhi. 

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