Ariano Irpino: Manfredi, Carlo I d’Angiò e le Sante Spine

La rievocazione storica della distruzione della città e del dono delle sacre reliquie

La rievocazione storica del Dono delle Sante Spine alla città di Ariano Irpino, in provincia di Avellino, commemora la presa di Ariano da parte delle truppe di re Manfredi, figlio di Federico II, e la distruzione della città, rappresentata dall’incendio del campanile della cattedrale.

Alla morte di Federico II, avvenuta il 13 dicembre del 1250, Manfredi approfitta dell’assenza del fratellastro Corrado, per impadronirsi del regno fronteggiando le aspirazioni papali sul Regno. Le città che avevano offerto il loro appoggio al Papa, tra cui probabilmente anche Ariano, vennero affrontate prontamente da Manfredi. Ma Corrado scese in Italia nel 1251, conquistando Napoli e limitando i poteri del fratellastro Manfredi. Da lì a pochi anni Corrado morì e ben presto Manfredi si insinuò nuovamente al potere, sostituendosi al Marchese Bertoldo di Honebruk a cui era stato affidato il Baliato del regno.

Inizia un periodo di instabilità che termina con l’assedio della città da parte di Manfredi che si vendica nei confronti di Ariano per aver appoggiato l’esercito papale contro di lui. Ariano resistette duramente grazie al suo sistema difensivo, finché con un inganno, un contingente lucerino, finti disertori dell’esercito nemico, riesce a penetrare in città. Nella notte, ripetendo l’inganno del cavallo di Troia, il contingente nemico saccheggiò e incendiò la città dopo aver fatto strage di abitanti.

Nel 1269 Carlo I d’Angiò, sconfisse Manfredi nella battaglia di Benevento e conquistò il regno, ricostruendo la città arianese. Fu in quella occasione che per la riconoscenza dimostrata al papato, Carlo donò alla città due spine della corona di Cristo.

Le spine sono incastonate in una scultura in argento, in due ampolle di cristallo, con i decori dei gigli di Francia. Le spine sono lunghe 6 cm e 5,5 e di colore avorio.

Sin dal medioevo la popolazione arianese ha sempre coltivato una grande devozione nei confronti delle spine con processioni penitenziali che dalle contrade e dal santuario di San Liberatore giungevano in cattedrale dove erano esposte le reliquie, invocando laudi e canti religiosi.

Leggenda. In un manoscritto donato al Museo civico di Ariano dalla famiglia Pisapia, attribuito ad uno storico del secolo XVIII, Vitale, si legge che un pellegrino proveniente dalla Terra Santa abbia fatto una sosta ad Ariano. Da qui non riusciva più a ripartire perché una forza misteriosa lo tratteneva: le tre spine che custodiva nella bisaccia. Il pellegrino rivelò la natura del suo santo fardello al Vescovo, e siccome molti non credevano alla santità delle spine pretesero che venissero bruciate per testarne la veridicità. Due uscirono illese dal rogo e vennero portate nelle cattedrale per essere definitivamente custodite.

Nei secoli le spine hanno protetto il paese da calamità naturali e pestilenze e hanno accolto gli appelli dei devoti cittadini e pellegrini.

La festa. Oggi la rievocazione storica è organizzata dall’Associazione Sante Spine Onlus. Oltre alle funzioni religiose nei giorni 11 – 12 – 13 agosto di ogni anno, si organizza un evento teatrale sulla distruzione e incendio di Ariano del 1255 ad opera di Manfredi, la rievocazione dell’eccidio della Carnale, l’inganno dei disertori per prendere la città e distruggerla dall’interno, con l’incendio del campanile e gli edifici circostanti; corteo storico, sbandieratori, giullari, Palio dell’Ariete e tanto altro per una rievocazione che attira ogni anno migliaia di visitatori curiosi ed affascinati dall’evento. 

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