Il centro storico si riappropria dell’edificio danneggiato dal terremoto dell’80
Riapre al culto la Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo a Castellammare di Stabia chiusa per i danni del terremoto del 1980. Da pochi giorni è trascorso l’anniversario di quella terribile giornata che spazzò via uomini e edifici in gran parte della Campania e che danneggiò notevolmente la chiesa tanto da obbligarne la chiusura. Dopo più di 35 anni i fedeli affollano di nuovo la navata della chiesa dei marinai e dei pescatori. “Grazie al recupero della chiesa, il centro storico si riappropria di uno dei suoi luoghi più belli. Ci auguriamo che sia l’inizio della fine”, queste le parole di Don Pasquale Vanacore, direttore dell’ufficio Beni culturali della Diocesi che insieme alle suore Alcantarine, hanno fortemente voluto la riapertura al culto della chiesa.
Dopo i primi lotti di restauri, promesse ed attese, nulla di concreto era mai stato fatto per la riapertura della chiesa, divenuta uno dei tanti luoghi della memoria interdetti alla pubblica fruizione dei cittadini, oggetto di furti e protetta solo dalla presenza delle suore alcantarine.
La prima chiesa fu costruita sul molo alla fine del ‘500 grazie alla Confraternita dei marinai, pescatori, padroni di barche e di bastimenti che si unirono fondando una sorta di società di mutuo soccorso fondando la chiesa della Vergine di Porto Salvo. Sull’altare è presente l’immagine della Madonna con la più antica raffigurazione della città di Castellammare. Fu poi Ferdinando I a voler demolire l’antica chiesa, al momento dell’ampliamento dei cantieri navali, e la fece ricostruire dove é oggi nei primi decenni dell’800. Fu poi all’epoca dei lavori di ricostruzione della chiesa nell’attuale collocazione che si trovò la fonte di una delle acque più note della città, l’acqua della Madonna, l’acqua dei naviganti per antonomasia.