Cesa. Tra alberate, vino e grotte

Un tour alla scoperta di questo piccolo borgo casertano

Secondo la leggenda il nome Cesa sarebbe appartenuto ad una “pietosa donna” che curava feriti e trasportava i morti per onorare sepolture nel corso delle guerre. Quello che si presenta oggi agli occhi attenti di un visitatore, però, è un grazioso borgo di appena 2,5 chilometri quadrati dove insistono ben 99 grotte tufacee, che si aprono in tutta la loro vastità al disotto dei palazzi del centro storico e, all’occorrenza, conservano centinaia di bottiglie di vino asprino.

Cesa, fu in origine uno dei minuscoli casali appartenenti alla Liburia Atellana, oggi, grazie soprattutto al lavoro e all’impegno della locale pro loco, punta a conquistarsi un posto nel panorama dei paesi a vocazione vinicola della Regione Campania. Infatti, sul territorio di Cesa, insistono diverse aziende agricole (in prevalenza a conduzione familiare) che producono vino asprino.

“Nettare di Bacco” i cui grappoli ogni anno maturano su viti disposte in alberata ad una altezza che varia dai 10 ai 12 metri. Le viti sono “maritate al pioppo”. Ovvero tra i pioppi vengono tese le corde di ferro zincato, intorno ai quali si allungano le viti e si attorcigliano i tralci di asprinio e che formano imponenti barriere verdi.

Anticamente queste alberate servivano per difendere il territorio dai barbari. Oggi rappresentano un tratto caratteristico e distintivo del territorio e tutelate da una legge approvata nel maggio del 2016, che ounta alla loro conservazione e valorizzazione.

Le origini di questo vino si perdono nella notte dei tempi, ed il suo nome è legato alle proprietà gustative: aspro e dissetante. Coltivato in larga parte nel territorio dell’aversano, matura tra la fine di settembre ed i primi di ottobre.

I “vilignatori” scalano le alberate con “fescina e scalillo”, rendendo ancora più spettacolare la raccolta dei grappoli.

Un vino bianco che Mario Soldati, scrittore, giornalista, saggista, regista, sceneggiatore ed autore televisivo italiano, nel suo libro “Vino al Vino” parlando dell’asprinio affermava “non c’è bianco al mondo così assolutamente secco”. Noi che l’abbiamo assaggiato aggiungiamo che risulta ancora più gustoso assaggiarlo all’interno di una delle grotte tufacee che popolano il territorio di Cesa, magari accompagnandolo con una buona mozzarella aversana.

Magari approfittando dell’ospitalità dei proprietari di Grotta Don Carlo che si trova in via Bagno. La grotta si estende per circa 200 metri quadrati ed è posta a circa 12 metri di profondità. Si può accedere alla grotta attraverso una scala. Dal corpo rettangolare principale della cavità si diramano altri tre corpi realizzai in epoche differenti, di cui uno funge da depositi delle derrate alimentari. La grotta è coperta da una volta a botte di tufo giallo ed è intervallata da cinque lucernai. La temperatura che varia tra i 10 e i 13 °C resta costante durante tutto l’anno. Assaggiare un bicchiere di vino asprino qui è un’esperienza unica.

Meritano una visita. Un tour alla scoperta di Cesa, però, deve comprendere anche la Chiesa dedicata a San Cesario, la cui imponente e suggestiva facciata domina piazza De Michele, vero e proprio centro della vita cittadina. L’interno, di stile romanico rinascimentale, è diviso in tre navate e poggiante su grandi colonne. Al suo interno si possono ammirare alcune opere dello scultore Giacomo Colombo.

Di particolare bellezza anche il Palazzo Marchesale – risalente all’inizio del XV secolo, anche se oggi poco o niente conserva dell’originale struttura, a causa dei lavori di ampliamento e restauro eseguiti nel sec. XIX. Molto suggestivi sono lo scalone e le sale affrescate ai piani superiori.

Photos
Event Details
Cerca Evento