Le Ciampate del Diavolo di Tora e Piccilli

Sulle pendici del vulcano spento di Roccamonfina le prime tracce del genere umano

Vi raccontiamo una storia antichissima che gira intorno a 56 orme umane risalenti a più di trecentomila anni fa, rinvenute in località Foresta nel Comune di Tora e Piccilli in provincia di Caserta, in quello che fu un tempo il territorio di caccia dei signori del Castello di Tora.

È possibile raggiungere il sito dalla piazzetta del centro abitato di Foresta dove si erge la piccola chiesa di S. Andrea Apostolo, di origine tardo medievale. Si percorre un pittoresco sentiero in discesa, una vecchia mulattiera che gli abitanti del luogo percorrevano per macinare i cereali al vecchio mulino. Terminata la discesa è possibile scorgere l’enorme banco di tufo in cui sono impresse le orme misteriose.

Ci troviamo nelle vicinanze del vulcano di Roccamonfina, all’interno del Parco regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano c’è una zona chiamata “Ciampate del Diavolo” qui sono state rinvenute orme che appartengono all’Homo heidelbergensis, ominide che viveva nella zona circa 350 mila anni fa discendente dell’uomo di Neanderthal. La data, inoltre, fa sì che le orme siano le più antiche mai trovate.

Una tesi scientifica emersa solo nel 2000, fino ad allora per la tradizione popolare quelle erano le “Ciampate del diavolo” (che in dialetto significa “impronte del Diavolo”) perché, raccontano da queste parti, solo un diavolo può camminare sulla lava ancora calda fuoriuscita dal vulcano di Roccamonfina.

Le orme di Foresta sono conosciute dagli anni ’20 del 1800 quando piogge torrenziali e azione umana hanno determinato l’alterazione del terreno.
Secondo la ricostruzione, fatta nel 2003 da un docente di stratigrafia dell’Università di Padova, Paolo Mietto, le impronte appartengono a tre individui che, 350mila anni fa, scesero lungo il fianco della montagna qualche settimana dopo un’eruzione. Nei punti in cui si scivolava, gli uomini si sono aiutati con le mani, lasciando infatti alcune impronte delle mani. Probabilmente un vento secco ha asciugato velocemente il terreno, così da conservare nel tempo le impronte.

I piedi degli individui, di cui è stato trovato anche il calco dell’alluce, misuravano circa 20 centimetri di lunghezza e 10 di larghezza (equivalenti più o meno ad un numero 34 di scarpa), la loro altezza si aggirava intorno al metro e mezzo e, soprattutto, il loro comportamento era simile al nostro.

Nel 2005 sono state rinvenute nuove importanti tracce che attestano la presenza di antichi percorsi calpestati ripetutamente dagli ominidi, tanto che gli studiosi pensano che si tratti di una comunità di ominidi che abitava nel territorio tra Foresta e Marzano Appio dove sono state rinvenute altre impronte nella frazione Carangi. Questi tracciati preistorici oggi appaiono come canalette di deflusso delle acque o scalinate, trasformate dall’uomo nei secoli.

Il sito paleontologico di Tora e Piccilli ha un interesse mondiale con caratteristiche assolutamente uniche. Inoltre il sito riveste anche un’importanza ambientale ospitando i resti del mulino ad acqua settecentesco nei pressi del Fosso rionale e un vecchio lavatoio. Si può proseguire fino al Bosco degli Zingari per altri interessanti sentieri naturalistici.

Da ottobre 2007, il sito Paletnologico è visitabile; l’intera area è stata recintata per garantire un facile accesso ai visitatori, intorno vi sono numerosi sentieri che si dipanano fino al borgo di Foresta.

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