Il complesso di Moregine e il suo ricco programma decorativo

All’interno della Palestra Grande di Pompei è possibile ammirare gli affreschi in un percorso sensoriale

Moregine si trovava a circa 600 metri a sud delle mura di Pompei, presso la foce del fiume Sarno e del relativo scalo commerciale, e sin da subito, quando si cominciarono nel 1959 i lavori di costruzione dell’autostrada Napoli – Salerno, i resti che emersero destarono parecchia perplessità tra gli archeologi, soprattutto a livello interpretativo.

Gli studiosi si trovarono di fronte ad un complesso caratterizzato da triclini allineati attorno ad un portico, di funzione non ben chiara se pubblica o privata e soprattutto dovettero decifrare i rapporti con la vicina Pompei e il suo contesto extraurbano.

Maiuri in una nota scritta dopo alcune polemiche post scoperta, chiamò il complesso “domus delle tabulae ceratae”, in virtù di un ritrovamento in uno dei triclini di una cesta di vimini contenente circa 300 tavolette cerate costituenti l’archivio dei negotiatores puteolani C. Sulpicius Cinnamus, C. Sulpicius Faustus e C. Sulpicius Oniryus. Ma l’edificio dei triclini sembrava essere più una villa suburbana che una domus marittima. Lo scavo del 1959 aveva messo in evidenza solo il settore nord di una costruzione che doveva essere molto più articolata e che disponeva di triclini con pareti dipinte, letti in muratura e mensa centrale, mentre sul lato est erano stati notati senza essere scavati e rilevati altri due triclini, probabilmente con la stessa potenza e ricchezza decorativa.

A causa della falda freatica si cominciarono a staccare le pitture dei triclini per preservarle, in particolare furono staccate le parti alte corrispondenti al fregio e qualche quadro figurato della zona centrale.

Oggi, visitando il Parco Archeologico di Pompei è possibile ammirare le pitture dopo vari tour all’estero grazie all’esposizione permanente nella Palestra Grande del sito in un percorso chiamato il “Gioco delle Risonanze”. L’installazione artistica si snoda tra suoni e un’esperienza sensoriale ed emozionale unica nel suo genere e al tempo stesso permette una lettura originale degli affreschi di Moregine.

Il percorso musicale prevede tre momenti: l’Ambiente, l’Uomo e gli Strumenti. I Planofoni su cui si basa l’intera visita sono sistemi vibranti costituiti da pannelli di diversi materiali e forme ideati e realizzati dal CRM – Centro Ricerche Musicali di Roma.

Programma decorativo degli affreschi:

Triclinio A: è composto da tre pareti dipinte in cui sono rappresentate le Muse, divinità ispiratrici del canto e delle arti in genere come la poesia, le scienze e tutte le attività intellettuali e il dio Apollo.

Triclinio B: compaiono i Dioscuri (Castore e Polluce) su pareti decorate di colore nero.

Triclinio C: compare la personificazione fluviale del Sarno su pareti dipinte di rosso, inoltre, le pitture in IV stile attribuibili ad epoca neroniana, erano opera delle stesse officine che decoravano anche la Casa dei Vettii.

Il complesso doveva appartenere alla famiglia puteolana dei Sulpicii che qui custodivano l’archivio contabile. La funzione dell’edificio, probabilmente, era quella di ospitare piccoli gruppi di avventori forse membri di un collegium. La decorazione dei triclini è stata attribuita ad unica bottega e dopo un’attenta analisi stilistica si può affermare che tutti gli elementi raffigurati nella decorazione pittorica dei triclini possono essere ricondotti alla figura dell’imperatore Nerone e alla sua politica espressa in un momento ben preciso del suo governo.

Nerone è infatti raffigurato come un novello Apollo citaredo così come voleva una sua iconografia su una moneta divisionaria destinata ad una circolazione capillare, soprattutto tra le classi popolari, nel periodo di trasformazione economico – culturale del 64 d.C.

Lo scavo venne ripreso successivamente in occasione della costruzione della terza corsia dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria e ha permesso di riportare in luce altro prezioso materiale archeologico tra cui tavolette cerate, strutture murarie, elementi decorativi in legno perfettamente conservati e un tesoro di argenterie di eccezionale qualità. Gli argenti furono ritrovati in una latrina, all’interno di una gerla in vimini che apparentemente sembrava piena solo di terra dell’eruzione. Dalle radiografie si intravidero invece corpi metallici che un micro-scavo attentissimo permise successivamente di identificare come pezzi pregiati da mensa (coppe di varia forma, un cucchiaino, due forme decorate a sbalzo con figurazioni di animali).

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