
Da più di due secoli, una corsa a piedi nudi sulle orme della dominazione francese
Da oltre 200 anni si ripete puntualmente, nell’ultima domenica del mese di agosto a Salvitelle, un paesino a pochi km di distanza da Caggiano, tra gli Appennini e i Monti Alburni, un evento che coniuga tradizione, devozione e rievocazione storica.
“Sin da piccolo – ci racconta Mario, un ex cittadino di Buccino che a 21 anni ha deciso di andarsene a vivere in Australia – ero affascinato da questa corsa tra sterpaglie, rovi e sentieri pieni di insidie. Ma quello che mi sorprendeva di più è che lo facevano a piedi nudi. Non riuscivo nemmeno ad immaginare la sofferenza che potessero provare quelle persone”.
Sì, a piedi nudi: una corsa podistica che ogni anno, torna puntuale a rimarcare la fede e la tradizione di un popolo che cerca di riaffermare, con forza e passione, la propria identità.
Siamo nel periodo della dominazione francese, quindi tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800: in cima a Serra San Giacomo, il colle che sovrasta Salvitelle, c’era un campo di esercitazione dei fucilieri francesi da montagna. I pastori del posto, legati alla Monarchia, per beffarsi dei soldati francesi, gareggiavano con loro. Ma come spesso accade, negli scontri più “accaniti”, sono i dettagli che fanno la differenza: mentre i francesi, prima d’intraprendere la scalata, conoscendo le insidie che nascondeva la radura, si stringavano bene gli scarponi, i pastori di Salvitelle, ben più consapevoli e perfetti conoscitori del posto, compivano ascesa e discesa del monte a piedi scalzi, tra la intricata e spinosa vegetazione del monte. E vincevano.
Una tradizione che non si è persa nel tempo, diventando una degli attrattori principali del posto, coniugata alla devozione per San Sebastiano. Al termine della corsa, infatti, dopo aver baciato il piede del simulacro del Santo, tutti i partecipanti si lavano i piedi in una tinozza in cui viene versato del buon vino di Salvitelle per disinfettare le ferite provocate dal terreno accidentato.
A conclusione della giornata di festa, si disputa il torneo di lotta greco-romana con le stesse regole della corsa per quanto riguarda i partecipanti. Di questa non si conoscono le origini anche se, a detta di alcuni, si tratta della rievocazione di un’antica lotta tra pastori, o secondo altri, risalente al Pentathlon dell’antica Grecia.
Con la restaurazione della Monarchia, alla tradizionale lotta greco-romana dalle origini antichissime, venne aggiunta la corsa ai festeggiamenti in onore di San Sebastiano Martire, Santo Patrono di Salvitelle.