La mostra ospitata a Napoli resterà aperta al pubblico fino al 31 maggio 2021
È straniante percorrere oggi i corridoi e le sale semideserte del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Da un lato, l’amarezza che nasce dagli effetti tangibili della pandemia sulla vita odierna. Dall’altro, il privilegio unico di una visita in solitaria alla collezione del leggendario museo, tappa ambita e sognata, oggi come in passato, dai turisti forestieri amanti dell’arte e dell’archeologia. In questa moderna era pandemica, il MANN ha deciso di ripartire con un’esposizione dedicata agli Etruschi “nostrani”, ripercorrendo la storia e i luoghi di una delle pagine più intriganti e insolite – e forse oscure agli occhi dell’amatore – della storia antica della Campania.
Due sezioni. Quattro sale. Più di seicento pezzi. Questi i numeri di una mostra che apre un piccolo spiraglio sull’universo proto-etrusco ed etrusco delle pianure dell’area di Capua, di Cuma e fino all’agro nolano e nocerino, presente tra il X e l’V secolo a.C. in questa “terra di mezzo”, punto cruciale per il commercio e gli scambi di materie prime.
Curata dai direttori Paolo Giulierini (MANN) e Valentino Nizzo (Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia), l’esposizione ha il merito di accompagnare il visitatore in un percorso snello, rapido e al tempo stesso ricco e illuminante fino al cuore della cultura dei Rasna – questo era il nome degli Etruschi nella loro lingua natia –, valorizzando i materiali del museo napoletano e affiancandoli a una serie di prestiti di qualità provenienti da prestigiose collezioni pubbliche italiane, su tutte quella appunto da Villa Giulia a Roma.
Un breve ma succoso itinerario nei meandri della cultura funeraria etrusca, attraverso i materiali e i reperti venuti alla luce durante le campagne di scavo ottocentesche presso le tombe campane, che termina infine con una panoramica sul faticoso passaggio dall’antiquaria all’archeologia e sulle dinamiche del collezionismo privato. Nelle teche, urne cinerarie, situle e sarcofagi antropomorfi si accostano a ricchissimi corredi funerari, composti da fibule, spille, gioielli, capolavori dell’oreficeria e della toreutica di straordinaria modernità, talvolta sorprendentemente vicine addirittura alle linee armoniche e sinuose del design primonovecentesco.
Un viaggio che termina il 31 maggio 2021, in un MANN, oggi, quanto mai seducente.