Il fascino indiscusso della Villa dei Misteri di Pompei

Custodisce la più grande tra le pitture dell’antichità classica in perfetto stato di conservazione

La Villa dei Misteri di Pompei racchiude la più grande tra le pitture dell’antichità classica in perfetto stato di conservazione: venti metri di splendidi affreschi con 29 figure a grandezza naturale che raffigurano musicisti, dèi, nudi maschili e femminili, sileni della corte di Dioniso.

Che cosa rappresenta esattamente questo capolavoro? Dal 1909, anno della sua scoperta, gli studiosi hanno proposto le teorie più diverse e suggestive. Lo storico Paul Veyne ritiene che le pitture raffigurino la preparazione di una giovane per il matrimonio, secondo i precetti di un culto misterico di Dioniso oppure secondo il culto orfico.

Villa dei Misteri, la più nota tra le residenze sontuose di Pompei, fu costruita nella prima metà del II secolo a.C. al di fuori delle mura cittadine: sorge infatti a circa 800 metri da Porta Ercolano e si adagia su una piccola collina, in una posizione privilegiata dalla quale si poteva ammirare il mare e il Vesuvio.

Fu scoperta nel 1909 dall’allora proprietario del terreno, un tale Aurelio Item che aveva ricevuto, al pari di altri proprietari del territorio extraurbano di Pompei, una licenza di scavo temporanea, ma fu il ritrovamento degli affreschi che ornano il triclinio e che danno il nome alla Villa, una delle cause del blocco dei lavori e dell’esproprio dell’area.

Solo nel 1929, grazie a 50mila lire donate dal Banco di Napoli, l’archeologo Amedeo Maiuri riuscì a riportare alla luce interamente l’edificio.  

La domus, che si estende su un’area di circa 2500mq, così come si presenta ai nostri occhi è frutto di una serie di interventi di ristrutturazione, avviati dopo il terremoto del 62 d.C., che aveva trasformato l’intero complesso per uso agricolo e dedicato alla produzione del vino. Inoltre, al momento dell’eruzione del 79 d.C., erano in corso lavori di adeguamento della struttura.

Accedendo al triclinio, che si trova sul lato ovest della villa, il visitatore sarà immerso in una visione totale delle pitture che, al pari del Priapo della Casa dei Vettii, rappresentano uno dei simboli più conosciuti dell’arte pompeiana.

Non vi è dubbio che le pitture siano legate alla figura di Dioniso, antico dio del vino che appare chiaramente rappresentato in una delle scene e in cui onore nel mondo antico si celebravano rituali in cui i fedeli cadevano in uno stato di estrema ubriachezza per raggiungere la comunione con il dio. La discussione sul significato di ciascuna delle scene che compongono l’affresco e la funzione che esso aveva, tuttavia, è ancora aperta.

Nella scena possiamo rintracciare uno dei temi preferiti della pittura pompeiana: il dio Dioniso che giace in grembo ad Arianna, da lui salvata dopo essere stata abbandonata dall’eroe Teseo. Guardando le altre pareti ci troviamo di fronte ad un bambino nudo che legge un rotolo di papiro, una donna che porta un vassoio ricolmo, un vecchio satiro che suona una lira, un’altra donna che balla con le nacchere, una donna che si intreccia i capelli mente un Cupido alato le regge lo specchio. 

Gli straordinari affreschi di Villa dei Misteri, colpiscono anche un visitatore d’eccezione di Pompei: il pittore Pablo Picasso che visitò gli scavi durante il suo viaggio in Italia. Gli affreschi pompeiani appaiono ispiratori di due quadri emblematici, dipinti cinque anni dopo questo viaggio: “Le Bagnanti” e “La Corsa”, in cui le donne ritratte rimandano alle Ninfe o alle Baccanti durante l’iniziazione dionisiaca. 

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