
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 29 agosto
Ojos que no ve corazon que no siente, (occhio che non vede cuore non duole) mai titolo fù appropriato per una mostra. Meglio non vedere per non restare delusi da una mostra tanto attesa, legata al nome della famosa pittrice messicana.
E’ stata inaugurata il 3 maggio al Pan (Palazzo delle arti) la mostra dedicata a Frida Kahlo e sarà aperta al pubblico fino al 29 agosto.
Si pubblicizza come mostra fotografica ed esperienza multimediale che – aldilà di chi storce spesso il naso difronte all’uso di nuove tecnologie – pure ha un suo perché. Stavolta però, purtroppo, il prodotto offerto non ha soddisfatto le mie aspettative, l’ho trovato scadente e mortificante nei confronti di un’artista tanto amata e divenuta, nell’immaginario comune, eroina ribelle vincitrice di dolorose battaglie personali e politiche.
Attraverso una serie di stampe di fotografie, si cerca di indagare sulla personalità e la vita tormentata della pittrice passando dall’infanzia, al drammatico incidente che le spezzò il corpo e la vita e l’amore passionale ed irrequieto per il grande artista Diego Rivera.
La cosa più emozionante, sono forse proprio le immagini di loro due, la colomba e la farfalla (così venivano chiamati), immortalati insieme, ora sorridenti mano nella mano, ora novelli sposi, ora nell’intimità di in uno degli ultimi baci prima della morte avvenuta per una embolia polmonare nel 1954 a soli 47 anni. Suggestiva è indubbiamente l’immagine del suo il feretro esposto nel Palazzo delle Belle Arti di Città del Messico circondato di gente ed avvolto in una bandiera comunista.
Per il resto – a mio avviso – manca tutto di Frida, artista prorompente come i fiori che dipingeva proprio per non farli morire e gli abiti sgargianti della tradizione tehuana. Manca quella sua “anima” che la carrellata di immagini non sono capaci di restituire, manca finanche la sua voce che, nella prima sala definita “immersiva“, si pretenderebbe di far ascoltare. L’audio non è il massimo. Forse, per darle veramente voce, avrebbero dovuto dar più spazio ad alcune delle sue frasi e proiettarle ovunque.
Frida Kahlo ne aveva di cose da dire, lei che ha amato la vita ed è stata perseguitata costantemente dal destino. Ne ha dette tante di frasi diventate col tempo preziosi aforismi sulla pittura, sull’amore, sulla vita, sulla morte come quella riportata su un pannello rosso in una delle sale: “Por eso la muerte esta tan magnifica, porque no existe, porque solo muere aquel que no viviò” (Per questo motivo la morte è magnifica, perché non esiste, muore solo colui che non ha vissuto).
Tutto mi è sembrato così privo di emozione, si poteva tentare un maggior sforzo anche nell’allestimento delle sale con la riproduzione del suo studio nella casa Azul o il famoso letto a baldacchino con specchio dal quale Frida, com’è noto, dipingeva tutto ciò che vedeva ovvero sè stessa ed il suo dolore.
Frida diceva “che farei io senza l’assurdo“. Mia cara Frida, ciò che è assurdo e francamente inconcepibile, è parlare ancora di cultura in modo così superficiale e aver perso l’occasione di organizzare una mostra di più alto spessore in una location così importante come il PAN ed in una città come Napoli.
Un’ultima cosa, a proposito di cultura, un bookshop come quello presente nella struttura, non può definirsi tale in assenza di libri.
Viva la vida!