Studi medici e terapie medioevali, uno dei luoghi più suggestivi della città
Il Giardino della Minerva si trova nel cuore del centro storico di Salerno, in una zona denominata nel Medioevo “Plaium montis”, sviluppandosi su terrazzi e orti cinti che dalla Villa Comunale salgono, intorno al fiume Fusandola, verso il castello di Arechi.
Il viridario, come attesta una pergamena conservata presso la Badia di Cava de’ Tirreni, era sin dal XII secolo della famiglia Silvatico e nel primo ventennio del 1300, Matteo, vi istituì il Giardino dei Semplici che anticipò gli orti botanici europei. Questo spazio è oggi identificabile col Giardino della Minerva. In esso erano coltivate le piante da cui si ricavavano i principi attivi impiegati a scopo terapeutico e si svolgeva attività didattica dove venivano mostrate agli allievi le piante con il loro nome e le loro caratteristiche.
Per il buon funzionamento di questi giardini e orti era fondamentale l’acqua che affluiva attraverso acquedotti costruiti specificamente, come quello che serviva il Giardino della Minerva edificato per volontà del monastero dello Spirito Santo il quale attingeva acqua da una sorgente posta in un luogo denominato “Acquarola”; o che veniva stoccata nelle peschiere che venivano usate anche per l’allevamento dei pesci o per altri scopi produttivi come la lavorazione della cera.
Dopo i lavori di restauro che si sono conclusi nel settembre del 2000 sono risultati visibili elementi databili al XVIII secolo, come la lunga scala sottolineata da pilastri a pianta cruciforme, con decorazioni in stucco, che sorreggono una pergola di legno. Costruita sulle antiche mura della città, questa scala, consente una visione particolareggiata del mare con il porto, del Centro Storico, delle colline e collega le diverse terrazze del giardino fino al belvedere anch’esso coperto da un pergolato.
Nel giardino vi sono vari livelli e ed ognuno di essi, canali, fontane, peschiere e alberi che richiamano i giardini islamici che tanta influenza hanno avuto nel territorio. Il giardino medievale è stato rinvenuto a circa due metri di profondità rispetto al livello attuale di calpestio.
Il sito è dotato di un particolare microclima, favorito dalla scarsa incidenza dei venti di tramontana e dalla favorevole esposizione che consente la coltivazione di specie vegetali che richiedono calore o umidità.
Le aiuole del primo terrazzamento sono suddivise in quattro spicchi grazie a due vialetti ortogonali preesistenti e si prestano a spiegare le fondamenta teoriche della cura vigente presso la scuola medica confrontando il criterio di classificazione medievale con quello moderno suddiviso per famiglie da Linneo.
Gli studi di botanica medica e la terapeutica medievale salernitana si fondano sulla dottrina dei quattro umori basata sull’antica teoria degli elementi collegata al concetto di armonia che regge e governa la composizione della materia; un’armonia in equilibrio instabile, risultata dall’antagonismo bilanciato di forze opposte che sono insite nelle cose. L’armonia che regge l’Universo, regge anche l’uomo dandogli la salute e il turbamento e questo, a sua volta, provoca la malattia.
Per i pitagorici la vita è costituita da quattro elementi, terra, aria, fuoco e acqua cui corrispondono quattro qualità, secco, freddo, caldo e umido. Gli umori, sangue, bile nera, bile gialla e flegma corrispondono ai quattro elementi e possiedono le stesse caratteristiche. La combinazione dei quattro umori determina il temperamento dell’individuo, le sue qualità mentali e il suo stato di salute.
Il corpo umano è governato dalla presenza di questi quattro umori ed un loro disequilibrio genera nel paziente uno stato patologico. La malattia, intesa come abbondanza di un umore nei confronti degli altri deve essere contrastata usando un prodotto di natura opposto all’umore in surplus. Da ciò deriva l’importanza di classificare i “semplici” vegetali con lo stesso criterio utilizzato per lo studio degli umori dell’uomo. Per cui ci saranno piante calde e umide e fredde e secche. Accanto a questa suddivisione se ne affianca una seconda che attraverso la “gradazione” ne precisa la potenza fisiologica.
a cura di Giuseppina Di Tuccio