La grandezza e l’oblio, il convento di San Domenico a Bagnoli Irpino

La storia dello studentato fortemente voluto dal domenicano Ambrogio Salvio, confessore di Carlo V

Partì da Bagnoli Irpino, finì confessore di Carlo V, l’imperatore su cui possedimenti mai tramontava il sole. Ambrogio Salvio, teologo, gran combattente della Fede e predicatore famosissimo ai suoi tempi, riuscì a trasformare una chiesetta quasi dimenticata nel Convento di San Domenico poi, la cui torre, ancora oggi, svetta sul borgo in provincia d’Avellino.

La costruzione dell’edificio originario risale al periodo tra il 1485 e il 1490. Fu l’interessamento di Salvio – quasi un secolo dopo – che la trasformò, da parrocchia dedicata alla Madonna di Loreto, in un centro di devozione (che dotò di opere d’arte e di importanti reliquie come la Spina Santa) a cui fece annettere la costruzione di uno studentato.

Eppure, nel destino del convento non ci sarebbero state solo note liete. Furono i francesi, nel 1808, a decretare l’inizio del suo inarrestabile declino. Quello che per anni era stato un punto di riferimento culturale prima ancora che religioso, smise di assolvere ai suoi compiti. I suoi tesori, le sue tele e le sue opere d’arte piano piano, finirono preda della decadenza e dell’oblio. Nella chiesa di San Domenico, da quel momento in poi, la Messa venne celebrata con sempre minore frequenza. Quando la Seconda Guerra Mondiale finì, terminarono anche le celebrazioni.

Il colpo di grazia, però, arrivò il 23 novembre del 1980. Una data tragica, per l’Irpinia e per la Campania, quella del terremoto. I danni riportati dalla struttura furono ingenti e ancora adesso sono in corso interventi per tentarne il restauro.

Un busto dedicato alla memoria del domenicano Ambrogio Salvio, “dottissimo, di notevole virtù, professore di Parigi, confessore di Carlo V, Arcivescovo di Nardò, cittadino illustre e grande benemerito” è stato collocato sul sagrato della chiesa, il giorno dedicato a San Domenico del 2000.

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