Halloween in Campania, la paura vien di giorno

L’orario più terribile e pericoloso è quello tra mezzogiorno e le tre del pomeriggio

Questo di Halloween, dicono sia il giorno più pauroso dell’anno. La paura è elemento centrale della moderna interpretazione della ricorrenza, debitamente esorcizzata dall’anima commerciale e consumistica che dagli Stati Uniti è giunta fino all’Europa. Ma la paura è cosa serissima da trattare in quel che resta del folklore campano.

Il terrore, lo spavento è l’arma che le forze soprannaturali utilizzano contro le donne e gli uomini da vessare. Grazie alla paura, spiriti e demoni scassinano le difese razionali e indeboliscono quelle che saranno le loro vittime. L’ansia, l’angoscia fanno perdere lucidità e rendono soli, quasi nudi contro diavoli e anime perse che, così, possono prendere possesso dei loro corpi.

La tradizione meridionale, e quella campana in particolare, riferisce agli animali una somma potenza spirituale. Che, se si parla di soprannaturale, diventa ancora più grande e affascinante. Le entità incorporee, infatti, hanno poteri che esulano dall’umana capacità e che li collegano direttamente al mondo animale. Ed è gioco facile, per loro, utilizzare gatti, cani, lucertole, serpenti, ragni, cavalli imbizzarriti e persino maiali per instillare il terrore in una popolana che sta andando al lavatoio pubblico dei panni per i fatti suoi. Lo spavento, quando funziona, agisce in maniera automatica: la vittima sviene, o cade in preda alla trance. È fatto, questo, da collegare anche a un’altra affascinante vicenda tutta campana, quella del mistero del tarantolismo.

A differenza delle lezioni anglosassoni, gli spiriti (e pure i diavoli) se ne fregano bellamente di aspettare la mezzanotte. In Campania, spesso, agiscono alla piena luce del sole. L’orario più terribile e pericoloso è quello tra mezzogiorno e le tre del pomeriggio, l’ora in cui secondo la tradizione ci fu l’agonia sulla croce del Cristo.

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