Il Duomo di Napoli: curiostà e aneddoti

La cappella del Vescovo, uno strumento musicale nascosto e sorprese sotto l’intonaco

Abbiamo già insieme analizzato e scoperto, alcune curiosità sul Duomo di Napoli, ma non è mica finita qui? Un luogo così ricco di storia nasconde in ogni angolo tante particolarità ed unicità che merita ancora attenzione. E allora, i miei occhi e la mia curiosità, ancora una volta, sono andati altri.

La cappella del Vescovo

Nel XIV secolo la Cappella di San Ludovico, a sinistra del transetto, era un corpo indipendente collegato alla cattedrale e destinato ospitare le sepolture dei re Angioini. Il terremoto del 1732 provocò seri danni alla struttura, ma fu anche occasione per restaurare completamente l’ambiente in chiave barocca. Sull’altare venne messa una pala di Giovanni Balducci con la la Madonna tra i Santi Agnello e Gennaro, nonché un preziosissimo Crocefisso in avorio del XVII secolo. La meraviglia ci coglie alzando gli occhi: c’è un grandioso affresco di Santolo Cirillo, in parte danneggiato, con San Gennaro che prega la Trinità affinché protegga Napoli dai flagelli.Oggi qui il Vescovo si veste dei paramenti sacri prima di celebrare Messa.

Una facciata composita

Il Duomo come lo conosciamo noi è nato a partire dal XIII secolo, quando Carlo I d’Angiò volle edificare un grande Chiesa, continuata poi da Carlo II e terminata da Roberto. In origine qui vi era probabilmente il Tempio di Apollo, su cui successivamente furono edificati l’Oratorio di Santa Maria del Principio nel I secolo e la costantiniana Basilica di Santa Restituta nel IV. Una chiesa estremamente stratificata, che nei secoli ha avuto numerosi rimaneggiamenti a causa delle eruzioni del Vesuvio e dei terremoti. La facciata è il simbolo di questa complessa storia perché è stata creata assemblando insieme pezzi che vanno dal XII fino al XIX secolo.
Il portale centrale fu realizzato da Antonio Baboccio da Piperno nel 1407 e poggia su due leoni stilofori del XIII secolo. Sopra c’è una lunetta con una Madonna con Bambino di Tino da Camaino con ai lati i Santi Pietro e Gennaro con il cardinale Enrico Capece Minutolo in preghiera, opera di Baboccio. Nel clipeo, ossia nel tondo a coronamento del portale, c’è una Incoronazione della Madonna sempre di Baboccio da Piperno.
Queste sono le uniche strutture trecentesche che nel tempo sono sopravvissute: la sistemazione finale la diede Enrico Alvino alla fine del 1800, quando con cuspidi, guglie ed edicole imitò nelle decorazioni una cattedrale gotica.

Sorprese sotto l’intonaco

L’ultima cappella destra della navata centrale, dedicata a Santa Maria Maddalena, è di proprietà della famiglia Seripando, cui appartengono i sepolcri ai lati. Luogo molto particolare, appare sostanzialmente spoglio, ed è l’ultimo baluardo della cattedrale medievale angioina che ancora sopravvive. Infatti troviamo una monofora trecentesca che è stata tamponata e col tempo si sono susseguiti così tanti rimaneggiamenti che fino a pochi anni fa le pareti si presentavano semplicemente intonacate di bianco. Un distacco di calcinacci improvviso ha fatto in modo che, flebile, riemergesse una voce dal passato: una serie di resti di affreschi del 1320 hanno di nuovo visto la luce. Ed ecco che compaiono un San Michele dalle ali fiammanti, San Pietro (che ci ricorda la leggenda per la quale il Santo Pescatore di Galilea abbia consacrato primo Vescovo di Napoli Aspreno) e San Domenico

Lo strumento musicale nascosto

Il 5 febbraio 1601 gli eletti della Città nominarono una commissione laica di dodici rappresentanti della Città, che prese il nome della Deputazione. La missione da compiere era quella di tener fede ad una promessa fatta nel 1527 a San Gennaro, cioè quello di costruire una monumentale Cappella del Tesoro in segno di ringraziamento per la protezione data a Napoli in varie occasioni, dalle guerre fino alle eruzioni del Vesuvio.
All’ingresso del nuovo edificio, cui si accede dalla navata di destra, fu inserito nel 1665 un monumentale cancello di ottone, opera di Cosimo Fanzago. In cima un San Gennaro benedicente accoglie benevolo il visitatore ma pochi sanno che le aste verticali, se percosse… Emettono una nota! Perché in realtà tutto il cancello non è altro che un enorme xilofono che può essere suonato

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