Il Museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi”, di passione ed altre storie

Nelle sale del Palazzo Reale di Quisisana, i reperti archeologici della città sepolta dal Vesuvio

Al primo piano del Palazzo Reale di Quisisana (Castellammare di Stabia) è ospitato il Museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi”. Sculture, affreschi, bronzi, raccontano la storia di una delle città sepolte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. insieme con Ercolano e Pompei. Il territorio a sud del Sarno, l’ager stabianus citato dalle fonti, venne indagato in epoca borbonica ad undici anni di distanza dall’avvio degli scavi ad Ercolano, dal 1749 e a più riprese. Da queste prime indagini si ripresero gli scavi sulla collina di Varano – luogo dove si suppone sia collocabile l’antico abitato – solo nel 1950 ad opera di un preside di una scuola media cittadina, Libero d’Orsi. A lui, alla sua meritoria opera, alla sua tenacia, è intitolato il Museo che custodisce gli 8000 reperti rinvenuti a partire dai suoi scavi e nel corso delle attività svolte dalla Soprintendenza di Pompei che ancora oggi custodisce la tutela del sito.

Il Museo trova alloggio nelle sale del Palazzo Reale di Quisisana, il più antico tra i siti reali borbonici, costruito nel XIII secolo dai sovrani angioini come luogo di cura e di svago. La Reggia di Quisisana fu descritta finanche in una delle novelle del Decamerone di Boccaccio (VI novella, X giorno).

L’esposizione museale si svolge in 15 sale secondo un ordine cronologico e topografico. Si inizia dalle origini di Stabiae, testimoniate dai reperti della necropoli di via Madonna delle Grazie (databili a partire dalla seconda metà del VII sec. a.C.); relative all’epoca preromana sono le testimonianze recuperate dagli scavi del santuario di Privati; si giunge poi ai resti delle ville (residenziali e produttive) che affollavano il territorio e che vennero sepolte dal lapillo, dalla cenere e dalla pomice dell’eruzione del 79 d.C.

Nella sala che accoglie il visitatore è esposta l’insegna marmorea del vecchio Antiquarium cittadino, voluto da Libero d’Orsi nel 1959, negli spazi della scuola media di cui fu il reggente e che chiuse i battenti nel 1997. La memoria di queste vicende, custodita dal Comitato per gli Scavi di Stabia fondato da Libero d’Orsi nel 1950, è esposta nella bacheca introduttiva a cui si accompagna il video realizzato dal MAV di Ercolano in collaborazione con il Comitato, per raccontare la storia del Preside che rimise in luce Stabiae.

Proseguendo nella visita si ammirano alcuni tra gli oggetti provenienti dalle ville più note dell’antico territorio, quali: la villa di Carmiano a Gragnano (di cui è esposta la decorazione parietale del triclinio), la villa del Petraro di Santa Maria la Carità (meravigliose le decorazioni in stucco esposte nelle sale).

Dalla Villa di Arianna (aperta al pubblico e visitabile) proviene lo straordinario carro, ricomposto nei frammenti metallici e lignei conservati su un supporto trasparente, uno dei pochissimi carri di epoca romana a giungere a noi in ottime condizioni di conservazione. A raccontarci della Villa del Pastore, la statua marmorea da cui si attribuì il nome dell’enorme complesso residenziale oggi sepolto, oltre al labrum marmoreo che ne decorava il giardino. Ed ancora l’affresco con la raffigurazione del Planisfero delle Stagioni da uno dei soffitti della Villa San Marco (anch’essa visitabile ed aperta al pubblico) e l’affresco con il cantiere edile, la scena più complessa ad oggi nota di vita lavorativa, proveniente dal quartiere termale della medesima villa.

L’esposizione si arricchisce di contenuti tematici che riguardano: l’alimentazione, dalla preparazione al consumo, attraverso il vasellame in bronzo, terracotta e vetro, al vasellame da cucina, le anfore per la conservazione; i lavori agricoli e le produzioni tipiche del territorio stabiano, il cui racconto è veicolato dagli attrezzi e le anfore, dal larario di villa Carmiano.

L’allestimento (curato da COR aquitectos – Cremascoli, Okumura, Rodrigues – e Flavia Chiavaroli con il progetto scientifico di Massimo Osanna e Francesco Muscolino e con la collaborazione di Tiziana Rocco e Serena Guidone) vede il riuso delle bacheche espositive utilizzate nel vecchio Antiquarium e fa da sfondo ai reperti un parato che replica lo scenario delle ville romane stabiane.  

Gli orari
estivi: 9:00 – 19:00 (ultimo ingresso 18:00)
invernali: 9:00 – 17:00 (ultimo ingresso 16:00)

Biglietti: intero 6,00 euro (più 1,50 di prevendita) ridotto 2,00 (più 1,50 di prevendita) acquistabili su www.ticketone.it.

Giorno di chiusura martedì.

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