Maria Caputi mette a segno un’avvincente storia ispirata ad eventi storici realmente accaduti
Un antico cofanetto contenente due papiri scritti in greco corsivo, viene ritrovato durante uno scavo da due archeologi, Sandra e Andrea. Si tratta di due lettere inviate a casa da un giovane marinaio di nome Apione.
Siamo nell’oasi del Fayyum, in Egitto e precisamente nell’area archeologica di Philadelphia. I giovani studenti non stanno nella pelle e desiderano condividere la lieta notizia con il loro prof, Gianni. Insieme, dopo aver recuperato quanto ritrovato, si dirigono al Museo del Cairo: è tempo di indagare.
La domanda sorge spontanea: chi era Apione? Come spesso accade – anche nella vita di tutti i giorni – per rispondere ad un quesito, occorre tornare indietro nel tempo e scavare a fondo nella memoria e forse anche nell’anima. Nel nostro caso, per scoprirlo, faremo un viaggio a ritroso di duemila anni.
Apione aveva lasciato la sua terra, si era imbarcato ad Alessandria e si trovava a bordo dell’Athenonike, tra le più belle navi militari della flotta imperiale, diretta a Miseno. Voleva diventare un marinaio della Classis Praetoria Misenensis, padroneggiare le vele, alla sola vista di quel teli bianchi di lino, impazziva. Al suo sbarco divenne una recluta, il suo nome era Antonio Massimo, la sua avventura ebbe inizio con tre monete d’oro, un gladio, un pugnale e il cinturone. Ben presto avrebbe incontraro altri ragazzi provenienti come lui da Philadelphia, la loro presenza, lo rasserenava.
Apione non immaginava che avrebbe imparato, di lì a poco, una lezione importane: casa, è dove si trova il cuore. E la sua casa divenne prima del tempo Miseno, perché in quella terra si fece uomo e conobbe l’amore della sua vita. Sulla terra ferma, quel lembo di terra magnifico che profumava di mare e salsedine, le acque però non erano così tranquille. C’era grande fermento. Mancavano pochi giorni al ritorno dell’imperatore Adriano a Roma, il quale aveva organizzato dei giochi in memoria di Traiano, tutto sarebbe dovuto filare liscio. Ma il fato volle mettere sin da subito a dura prova il coraggio e la forza di volontà di Apione. Quattro consolari vennero sospettati di tramare contro l’imperatore, Celso, uno di essi, risiedeva a Baia: bisognava con discrezione eliminarlo. Eccola dunque, la missione per l’impero di Adriano e Apione in questa circostanza, rappresentò un’importante pedina.
Maria Caputi, architetto e fondatrice de La Terra dei Miti, ha scritto un libro avvincente. La storia cammina e si muove su due linee parallele, quella del passato e del presente, dall’Egitto ai Campi Flegrei. Fatti realmente accaduti si mescolano con la fantasia e poco importa, durante la lettura, dove finiscono gli uni e cominciano gli altri (per i più curiosi: gli ultimi due capitoli del libro lo specificano). Nelle pagine che ho letto, ho ritrovato la passione e lo studio, la forza d’animo e l’entusiasmo, peculiarità vive come non mai nei giovani. Il viaggio di Apione, mi piace pensare che sia un omaggio a loro, un invito a non arrendersi mai, ad essere assetati e curiosi di sapere, perché chi la dura la vince.
Il libro è edito Homo Scrivens.