“Siamo disposti ad un confronto, per tracciare il futuro della nostra attività con tutte le parti interessate”
È la bellezza che salverà il mondo, come scriveva Dostoevskij, oppure è il mondo – più precisamente l’essere umano – che deve salvare la bellezza? È quanto mi sono chiesta dopo aver fatto una lunga chiacchierata con Giuseppe Maienza, responsabile eventi di Casa Tolentino, un progetto di accoglienza ricettiva, di inclusione e riqualificazione gestito dall’Impresa Sociale Vicoli in Corso da circa sette anni e mezzo.
Qualcosa sta accadendo. Da un pò di tempo c’è grande attenzione e mobilitazione attorno la struttura e sui social impazza l’hashtag #SalviAMOCasatolentino.
“Il nostro è un progetto sociale di quelli che sulla carta presentano sempre un inizio e purtroppo una fine. Non capirò mai questa cosa delle scadenze sulla costruzione della bellezza, è come aprire un cantiere, costruire un bellissimo palazzo e poi subito dopo doverlo abbandonare. Sembra che la proprietà, legata ad un contratto di comodato d’uso all’Associazione AltraNapoli Onlus, non voglia prolungare, alla scadenza dei 10 anni complessivi, questa bellissima esperienza dalle molteplici sfumature, ideata proprio da loro”.
Casa Tolentino è un importante punto di riferimento per tanti viaggiatori che scelgono di vivere Napoli attraverso le diverse esperienze che i cinque soci propongono, mettendo a disposizione le tredici camere all’interno della struttura ed organizzando diversi tour esperienziali, sempre accompagnati da guide autorizzate e personale qualificato.
“Quando penso a quello che siamo riusciti a realizzare, mi commuovo. Siamo seriamente preoccupati ed andando alla ricerca di un tavolo di confronto, siamo disposti a tracciare il futuro della nostra attività con tutte le parti interessate. Che ci mettano la faccia tutti, senza remore, fino alla fine, trasformando scadenze in programmazioni serie. Questa città ha bisogno di certezze”.
Giuseppe è nato e cresciuto in una realtà complessa come quella dei Quartieri Spagnoli, con un Super Santos tra le gambe, quando la monumentale Galleria Umberto, diventava un campo di pallone. La vita tra quei vicoli, che pullulano di essenza umana, lo ha formato ed oggi mette in campo nel suo lavoro, il suo vissuto personale.
“Casa Tolentino mette gratuitamente a disposizione del quartiere e dei suoi tanti figli, un campo di calcetto e di basket, tutto rimesso a nuovo, grazie a finanziamenti privati. Un ettaro e mezzo di giardino, dove ospitiamo grest estivi di Parrocchie ed Educative Territoriali, un orto didattico che ogni primavera allestiamo con non pochi sacrifici, grazie anche alle tante collaborazioni con associazioni Culturali e di Promozione sociale”.
La struttura, proprio non vuole fermarsi e continua la sua mission. Lo dimostra il fatto che da qualche mese, ospita ragazzi provenienti da centri di recupero per minori, legati al carcere di Nisida.
“Sono arrivati i primi giorni incappucciati, con il cappello e la barba lunga. Dopo un pò di tempo è avvenuta la trasformazione. Oggi i ragazzi sono molto più a loro agio, sorridono (seppur dietro ad una mascherina) ai nostri ospiti, provano a parlare in inglese e strizzano l’occhio alla loro Napoli, quella che punta verso la luce e non verso il buio“.
Lo sguardo di questi ragazzi, che hanno sul volto le cicatrici di periferia, scavalca e supera ogni confine. Va oltre, appunto. E cerca una speranza.
“La solidarietà che stiamo ricevendo è tanta ed è commovente, per questo chiediamo a tutti coloro che vogliono sposare la nostra causa, di restare aggiornati attraverso i nostri canali social, Facebook ed instagram, seguendo l’hastag “SalviAMOCasatolentino”- conclude Giuseppe.