La fatiscente bellezza della Villa d’Elboeuf

Il primo seme che ha dato vita al Miglio d’oro

Passeggiando lungo il Granatello di Portici o, più semplicemente, percorrendo con il treno la tratta Napoli-Salerno è impossibile non notare la Villa d’Elboeuf. La villa è così vicina al mare che potrebbe rispecchiarsi sulla superfice dell’acqua e con i suoi quattro piani è diventata nel tempo parte integrante del paesaggio del Granatello. Il principe d’Elboeuf è stato il primo a lasciarsi affascinare dal territorio porticese.

Emanuele Maurizio di Lorena, duca d’Elbeuf e principe di Lorena, nipote di Carlo VI, fu nominato dall’imperatore austriaco Giuseppe I luogotenente della cavalleria imperiale in Napoli nel 1706 e, l’anno seguente, si traferì nella città partenopea. Il duca cercava un luogo tranquillo dove dedicarsi all’ozium romano, quindi preferibilmente una villa lontano dal caos cittadino. La linea di costa compresa da Portici e Torre del Greco è sempre stata caratterizzata da bellissimi scorci, soprattutto nel diciottesimo secolo quando era ancora immersa nel verde. Il duca s’innamorò di questi luoghi ma fu la costa di Portici che più di tutti lo conquistò.

Nel 1709 comprò dai Padri Scalzitti un ospizio vicino al Granatello e nel 1711 commissionò all’architetto Ferdiando Sanfelice il progetto per una villa. L’opera è un pregevole esempio di tardobarocco napoletano. Su una struttura massiccia e rettangolare s’impiantano due scalinate ellittiche, elemento scenografico classico delle architetture di Sanfelice. La villa fu decorata con preziosi marmi e molte statue. Queste, molto probabilmente, sono frutto dei primi ritrovamenti degli scavi di Ercolano cui il duca fu il primo ad incuriosirsi. Anche gran parte della pavimentazione della villa era frutto delle scoperte archeologiche avvenute in quegli stessi anni non solo ad Ercolano ma anche Torre del Greco.

Nel 1716 il duca vendette la villa al duca di Cannalonga Giacinto Falletti Arcadi, poi nel 1742 la villa fu acquistata da Carlo III di Borbone. Il re amava pescare al Granatello e per questo la villa divenne una casina marittima, dependance della Reggia di Portici. Il successore Ferdinando IV si occupò dell’abbellimento della residenza con un nuovo apparato decorativo e realizzando, sul lato del mare, i Bagni della Regina.

Con l’inaugurazione della ferrovia, nel 1839, Villad’Elboeuf non fu più tra le residenze preferite dalla famiglia reale e iniziò a vivere il suo declino. Fu venduta alla famiglia Bruno, poi divisa tra tanti affittuari ed oggi è in un critico stato di abbandono. Già nel 1715, e ancora di più negli ultimi anni, è stata oggetto di sciacallaggio, per cui fin da subito si sono persi alcuni reperti archeologici riscoperti dal duca, oggi anche il complesso decorativo tardobarocco.

Il 5 febbraio del 2014 il solaio interno e un muro di contenimento sono crollati danneggiando non solo l’edificio ma anche la linea ferroviaria Napoli-Salerno, che fu interrotta per mesi. Oggi la villa rimane per fortuna sotto gli occhi di tutti ma, purtroppo, verso un declino sempre più veloce.

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