
Il fascino dimenticato della corte borbonica
Nella provincia di Napoli ogni villa del Miglio d’oro ricorda i fasti della corte borbonica. Sono tutte grandi dimore, ricche di affreschi, le cui numerose stanze avranno visto passeggiare tantissime dame dai lunghi vestiti. Luoghi pregni di storia che purtroppo il tempo ha sbiadito e dimenticato.
La Real Villa Favorita è forse tra quelle che ha avuto l’epilogo più amaro.
In origine il terreno dove oggi sorge la villa era di proprietà del Duca Beretta di Simari, fu proprio lui che nel 1762 commissionò a Ferdinando Fuga la realizzazione di una villa. Dopo pochi anni la residenza e l’ampio giardino furono venduti a Stefano Reggio e Gravina, principe di Jaci e di Campofiorito. Il Principe era molto vicino alla famiglia dei Borbone ed aveva negli anni acquisito la loro fiducia. Aveva combattuto al fianco di Carlo di Borbone nella battaglia di Velletri (1744) ed era stato ambasciatore del Regno di Napoli e delle Due Sicilie a Madrid per ben diciotto anni. Nel 1768, in occasione del matrimonio di Ferdinando IV con Maria Carolina d’Austria, il principe di Jaci organizzò una festa proprio nella sua residenza ercolanese. La neo-regina rimase affascinata dalla villa, le ricordava Schönbrunn, la reggia imperiale della sua infanzia, per questo disse che la residenza ercolanese era la sua preferita. Da qui il nome di Villa Favorita! Il principe di Jaci morì nel 1790 e lasciò nel testamento che la villa andasse in eredità alla regina che tanto l’aveva ammirata!
Ferdinando IV, visto la vicinanza della villa al mare, decise di destinarla all’Accademia degli Ufficiali di Marina. Lo stesso re fece realizzare un molo di attracco vicino la villa e proprio lì fece ritorno quando, dopo l’istaurazione della Repubblica Partenopea e quindi la sua fuga a Palermo, tornò il 27 giugno 1802. Durante il decennio francese Gioacchino Murat usò la residenza per le feste della corte e, con il ritorno del Borbone, la villa fu arricchita di giochi per volere di Leopoldo di Borbone, secondogenito di Ferdinando IV che ereditò tutta la villa. Con il crollo della monarchia borbonica la villa fu venduta al demanio, nel 1893 fu acquistata dalla principessa di Santobuono che però, non riuscendo a pagarne il mantenimento, la rivendette al demanio nel 1936. E’ in questo momento che la residenza è divisa in due parti. Il giardino, che comprende il Parco sul mare con la Casina Zezza, sono state rivendute ad un privato, la villa invece rimane proprietà del demanio ed è oggi sede della Scuola di Polizia penitenziaria.
La villa ha perso, anche a causa degli ultimi passaggi di proprietà, molto del suo fascino “reale”. Resta, sotto gli occhi di tutti quelli che passeggiano su Corso Resina, la sua imponenza mentre all’interno si sono persi molti dei suoi apparati decorativi. Sono sopravvissuti la stanza cinese, gli affreschi di Crescenzo Gamba al piano rialzato e le decorazioni moresche al piano nobile, realizzate in occasione della visita di Ismail Pascià, viceré egiziano. All’interno c’erano anche le vedute del Porto di Napoli realizzate da Philip Hackertche sono state poi trasferite nella Reggia di Caserta.
Un luogo spogliato della sua bellezza; come tutte le ville del Miglio d’oro resta nelle nostre città come ricordo di un passato più simile ad una fiaba che alla realtà.