Nella Certosa di San Martino a Napoli c’è un soffitto affrescato da Paolo De Matteis rappresenta San Bruno
Fondato da San Bruno nel 1085, l’Ordine prende il nome dal Massiccio della Certosa nelle prealpi francesi, dove il Santo con sei compagni si ritirarono in solitudine per fondare la prima comunità religiosa.
Il grande complesso, costruito da Tino di Camaino e Francesco di Vito, fu intitolato a San Martino, Vescovo di Tours, per la presenza di una preesistente cappella a lui dedicata nel sito. Il monastero e la chiesa ebbero numerosi rimaneggiamenti nei secoli, in particolare tra il XVII e il XVIII secolo.
Tutti conoscono il bellissimo quarto del Priore, da cui si gode una vista mozzafiato sul golfo, oppure il chiostro barocco decorato con teschi di marmo, o ancora le sezioni navali o quella presepiale, con l’epico Presepe Cuciniello con centinaia di figure.
C’è una parte della Certosa di San Martino poco nota, ma incredibilmente affascinante: la Spezieria, che ha riaperto nel 2005 dopo i lavori di restauro che l’hanno riportata all’antico splendore. I certosini avevano un orto, detto “dei semplici” in cui coltivavano piante ed erbe che poi venivano utilizzate nella Farmacia per creare medicamenti. Il nome richiama la “medicina simplex” che durante il Medioevo indicava appunto i farmaci creati dalle erbe naturali.
Nel 1699 il Priore Padre Saverio Terracciano fece affrescare il soffitto della Spezieria da Paolo de Matteis con un monumentale affresco che rappresenta San Bruno che intercede presso la Madonna per l’umanità sofferente, ricchissimo di allegorie e simboli. Al centro della scena San Bruno, cui si attribuivano poteri taumaturgici, presenta alla Madonna assisa tra le nubi un malato, sorretto da una giovane donna.
A sinistra c’è un’altra figura femminile che porge le erbe, che serviranno per creare la medicina. Intorno ci sono figure simboliche: il serpente sta per la protezione dalle malattie, il cane è la guida nel regno dei morti, l’elefante è la prudenza, il gallo indica la sanità.
A destra ci sono un’altra serie di figure: l’uomo incatenato e morso dal serpente rappresenta l’umanità tormentata dai morbi, la donna trasformata in asino e il bambino bendato morso dal leone sono coloro che non credono nel valore della medicina. Sotto invece un grande angelo colpisce con le frecce le personificazioni delle malattie, che vengono scaraventate in basso. Completano poi l’affresco una serie di inquadrature con false prospettive, puttini, telamoni e cariatidi e personificazioni delle Virtù dell’ordine dei certosini.