
A pochi passi dal Cimitero delle Fontanelle, il “particolare” basso del signor Vincenzo Galiero
Chi conosce bene Napoli sa che oltre la Città di superficie ne esiste una seconda, sotterranea. Un dedalo di cunicoli, cisterne, gallerie ed anfratti la attraversano da cima a fondo, dal centro storico a via Foria e fino alla Sanità, il vallone sovrastato dalla collina di Capodimonte.
È proprio qui che a due passi dal famosissimo Cimitero delle Fontanelle il signor Vincenzo Galiero sarà ben lieto di mostrare a turisti, visitatori e curiosi il suo basso unico, che ha simbolicamente chiamato Acquaquiglia del Pozzaro. Il particolare ed inusuale nome riprende quello di una antica fontana: l’acqua scorreva nel sottosuolo e proveniva dalla Sanità, per poi sgorgare vicino la Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo da una fontana con una vasca a forma di conchiglia, detta la “quaquilia”. Quindi dall’acqua della quaquilia ad Acquaquiglia il passo fu breve.

Ciò che muove il Vincenzo è la passione e l’amore per la storia di Napoli, ed è ben felice di raccontare le vicende che lo hanno portato a scoprire quello che lui teneramente chiama il suo un tesoro. Il nonno abitava in quel basso di via Fontanelle 106, dove lavorava anche il baccalà in cinque vasche ora purtroppo perdute. Dopo l’abbattimento di un muro, con grande sorpresa Vincenzo scoprì che iniziava un percorso tutto in discesa, e non immaginava che sarebbe stato l’inizio di un viaggio sotto terra indietro nel tempo.
Ha scoperto ben quattro pozzi con cisterne che servivano ai suoi avi per raccogliere l’acqua per salare il pesce. Essi sono antichissimi e hanno riservato non poche sorprese. All’interno sono riemersi incredibili reperti storici: manici di anfore e cocci datati XVII secolo, otri, fiaschette, maioliche, mattonelle e riggiole (alcune di grande pregio, delle fabbriche Giustiniani e Massa, le stesse che ornano il famosissimo Chiostro di Santa Chiara), e non mancano reperti più moderni legati alle guerre mondiali, come proiettili, viveri in lattine e addirittura un elmo tedesco. Sono tutti esposti in teche lungo tutto il percorso di visita.

Non mancano le curiosità: uno dei corridoi porta ad un piccolo pozzo un tempo collegato ad un monastero che sorgeva proprio sopra, oggi scomparso. Il luogo sotterraneo veniva utilizzato come discarica dalle suore ed infatti qui è stato possibile ritrovare anche vasellame antico.
Seguendo un altro corridoio si arriva ad una stanza non ancora del tutto esplorata e liberata dalle macerie, dove molti giurano di sentire una presenza: forse è il munaciello o addirittura la bella ‘mbriana che decidono di mostrarsi a chi è più sensibile e riesce a percepire presenze che vanno oltre il piano fisico.

Perché l’intero sistema di pozzi e gallerie è scavato nel tufo, che è una pietra magica e può interagire con le vibrazioni del corpo umano. Ed è forse questo il motivo per il quale alcuni non riescono a scendere quei gradini che portano nel ventre dell’Acquaquiglia, altri invece si fiondano giù come se fossero attratti da qualcosa, come se qualcuno li chiamasse e li invitasse a scoprire, tra le mura, un tesoro.
Ma forse il tesoro più grande è proprio la consapevolezza di essere a Napoli, città esoterica e magica, dove è difficile vivere ma si è circondati dalla bellezza ovunque, che si manifesta in molteplici modi e molteplici forme.
Basta solo avere gli occhi, e la predisposizione, per accoglierla.