Imponente opera di ingegneria idraulica, fu progettata da Vanvitelli per garantire acqua alla Reggia di Caserta
C’è un lavoro grande, immenso dietro alla Bellezza. Spesso oscuro, appena immaginato. Una questione estetica che quasi riporta alla mente le truci metafore di Sant’Oddone di Cluny. A volte, invece, queste opere sbalordiscono. E non solo perché dimostrano grandissimo ingegno ma perché, pur pensate per questioni “pratiche”, riescono a raccontare il pensiero, la visione del mondo e della vita dei suoi artefici.
È il caso dell’acquedotto Carolino. Pensato e costruito per servire la stupenda Reggia di Caserta, fu progettato dal suo stesso genio, Luigi Vanvitelli. Suddiviso in diverse sezioni, alcune di queste rappresentano – tutt’oggi – vestigia di valore culturale e architettonico immenso. Come se parlassimo di una Matrioska della Bellezza, infinita sequenza di stupore e fascino.
La struttura è visibile dalla strada statale sannitica, là dove oggi c’è la Valle di Maddaloni e là dove – dicono – ci fossero una volta le Forche Caudine, dove i vecchi abitanti di quei posti lasagnarono malamente i Romani.
L’idea dell’acquedotto nacque quando il principe della Riccia scoprì che nei suoi tenimenti di Airola, oggi in provincia di Benevento, alla falde del massiccio del Taburno c’erano delle rigogliose sorgenti. Di queste volle far dono al re Borbone. Dopo ch’egli le ebbe graziosamente accettate, partì la progettazione. I lavori iniziarono nel 1753 e terminarono diciassette anni dopo, nel 1770.
Si trattò di una delle opere d’ingegneria idraulica più importanti per l’epoca. Servì la Reggia, e insieme a lei, la città di Caserta e aumentò le scorte idriche di Napoli. Le targhe, le lapidi che si alternano tra le torrette in cotto accrescono il fascino e il prestigio di un’opera che ha trovato riscatto, nata “serva”, e oggi diventa un monumento e come tale viene rispettato dalle comunità del posto e dai turisti.
Negli anni è diventato, con la sua struttura che ricalca il genio, funzionale ed estetico, degli antichi romani, uno dei simboli più amati dell’area tra Caserta e Benevento.