Macerata Campania festeggia S. Antonio Abate con le Battuglie di Pastellessa

Carri decorati da vari elementi ognuno con un valore speciale sfilano per le strade del borgo

Il periodo che segue le festività natalizie è ricco di tradizioni e rituali invernali dal fascino antico. La festività di S. Antonio Abate, nel  pieno mese di Gennaio rappresenta l’avanzare dell’inverno e l’intensificarsi del gelo. Messe e processioni accompagnate da roghi, benedizioni di animali e sagre queste le tradizioni principali in onore al Santo.

A Macerata Campania, in provincia di Caserta, si festeggia la ricorrenza del 17 gennaio con la festa delle Battuglie di Pastellessa. La tradizione ha origini antichissime e affonda le radici nelle usanze rurali –agresti nell’area nord della regione Campania che con i re Borbone diventerà  la Terra di Lavoro. Già nel medioevo si era soliti bruciare i ceppi composti dalle piante di grano ormai arse dal sole e consumate dal gelo invernale per preparare il terreno alla nuova semina e raccolta.

Il paese di Macerata Campania, però, è famosa soprattutto per le sue Battuglie ovvero dei carri decorati da vari elementi ognuno con un valore speciale: le palme per ricordare le origini egiziane del Santo, le fascine ovvero l’erba secca che è stata tagliata dai campi per fare spazio ai nuovi raccolti, che vengono disposte su tutte il perimetro del carro come decoro oltre a piccole immagini del santo e maschere. Quest’ultimo simbolo è importante perché con la festa di S. Antonio Abate si avvia il periodo del Carnevale in Campania; quindi lungo le strade del centro di Macerata si festeggia il Santo con chiacchiere, castagnole e sanguinaccio oltre a trovare coriandoli e stelle filanti nelle bancarelle.

Ogni “battuglia” (carro) è trainata da un trattore e ospita da un minimo di 40 fino ad arrivare ad un massimo di 100 persone, le età variano da ragazzini in tenera età fino all’età adulta; tutti pronti a percuotere enormi botti vecchie che vengono reimpiegate come tamburi percossi da magli rivestiti da stracci di cotone, poi ci sono i tini e le falci con il forte caratteristico tintinnio, che oltre ad arricchire le melodie, sono un simbolo importante a rappresentare il ciclo di vita e morte delle coltivazioni così come il passare delle stagioni. I carri in gara di solito sono tra 15-20 con una presenza di circa 1000 partecipanti che si riuniscono da tutte le frazioni del paese già verso la fine di Novembre per organizzare la struttura del carro e la scelta o composizione dei canti. Ogni associazione è guidata da un capocarro, che scandisce il ritmo della performance  ed ha 10 minuti di tempo per esibirsi.

Ogni performance inizia con un’introduzione che spesso è un’invocazione a S. Antonio seguita poi dal tema principale con canzoni variegate ed eterogenee che si ispirano agli antichi canti degli agricoltori con i quali accompagnavano le lunghe giornate di lavoro nei campi, riadattati in chiavi e tonalità moderne. Al termine di ogni performance ogni gruppo, per salutare il pubblico, canta di solito un proprio inno che rappresenta al meglio l’associazione a volte dai toni divertenti, ironici o maliziosi. La tradizione vuole che i carri inizino la sfilata nella domenica precedente alla festività del 17 gennaio dinanzi al sagrato della Chiesa Abbaziale San Martino Vescovo, come presentazione al pubblico e nei giorni successivi sfilano per i quartieri del paese concludendo poi l’evento con una gran parata nella sera della festa di S. Antonio al centro di Piazza Mercato. I carri più belli o le performance più originali vengono premiati al termine della manifestazione.

Il programma 2024

A causa del maltempo il sorteggio dei numeri di sfilata dei carri, previsto domenica 7 gennaio è stato rinviato a martedì 9 gennaio alle 19:30, a cui seguirà la benedizione della popolazione e lo spettacolo pirotecnico ai piedi del campanile.

Curiosità

Il nome della manifestazione si ispira a un piatto tipico della cucina povera, la pasta con le castagne lesse condite con dell’ottimo di oliva e peperoncino, preparato in inverno, periodo in cui le castagne sostituivano almeno in passato alcuni alimenti, ritenuti cari o non reperibili per le rigidi condizioni invernali.

Proverbi

Sant’Antuono, Sant’Antuono tecchete ‘o bbiecchio e dance ‘o nuovo. Sant’Antonio Sant’ Antonio eccoti il vecchio e dacci il nuovo. (riferito ai ceppi, ai roghi delle fascine e arbusti vecchi che vengono bruciati come rito propiziatorio ad un raccolto rigoglioso);

Sant’Antuono, lampe e tuone.
Sant’Antonio, lampie  fulmini ( per l’intensificarsi del gelo invernale accompagnato dal maltempo);

Sant’Antonio dalla barba bianca, se non nevica poco ci manca.

a cura di Pasquale De Candia

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