L’edificio rinascimentale sorge lungo lo stretto documano tra colorate botteghe ottocentesche
Provate a passeggiare per via San Biagio dei librai, oltre la via dei presepi. Lungo lo stretto decumano troverete Palazzo Marigliano, un gioiello rinascimentale che vi lascerà inaspettatamente incantati.
L’edificio fu costruito tra il 1512 ed il 1513 dall’architetto Giovanni Donadio, detto il Mormando, per volontà di Bartolomeo di Capua, principe della Riccia e conte di Altavilla. Alla sua morte, l’eredità passò al conte di Saponara e nell’Ottocento ai Marigliano del Monte, famiglia di influenti uomini di legge, il cui stemma è visibile in facciata.
Si entra nel palazzo tra colorate botteghe ottocentesche e sormontati da tre ordini di finestre in un ordinato ed elegante gioco tra bianco marmo e grigio piperno. Appena si attraversa il portale, lo sguardo resta completamente rapito dalla bellezza della scalinata settecentesca in fondo al cortile. Tra ferro battuto, piperno e giallo napoletano, essa conduce con la sua scenografica doppia rampa al giardino pensile profumato di glicine.
All’interno dell’edificio si nascondono la Cappella rinascimentale affrescata, la Sala delle Armi con il suo grande camino in piperno, ed il Salone delle Feste decorato da Francesco De Mura. L’affresco dell’artista ricorda il la battaglia di Velletri del 1744, in cui Carlo III di Borbone sgominò il nemico ed arrivò a Napoli con il proprio esercito.
Un importante evento, inoltre, nacque proprio tra le pareti di Palazzo. Un’epigrafe nell’androne ricorda che qui fu ordita la famosa “Congiura della Macchia”, un tentativo da parte dei nobili napoletani di rovesciare il vicereame spagnolo, conclusosi in “sanguinoso esito”. Palazzo Marigliano fu anche sede de “Il Giornale” di Benedetto Croce e, fino a qualche tempo fa, della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Campania.
Non è un palazzo che passa inosservato. Del resto, sia in facciata che all’interno del cortile, si legge l’iscrizione latina ”MEMINI”, un invito antico, ma attualissimo a ricordare, conservare e rispettare la memoria storica.
Più chiaro di così, non vi resta che incuriosirvi e visitarlo di persona.