Monte di Procida e la leggenda di Acquamorta

Un’insenatura che custodisce una magica e nostalgica storia

Monte di Procida è la parte più estrema della penisola flegrea. Questa località, separata dall’incantevole isola, da un piccolo tratto di mare, chiamato Canale di Procida, offre un panorama mozzafiato, che abbraccia le isole dell’arcipelago napoletano e l’imponente Vesuvio.

Altrettanto affascinante è la storia che avvolge questo promontorio dei Campi Flegrei e la leggenda che custodisce. Monte di Procida, fino all’alto medioevo era conosciuta come Monte Miseno. La sua è una storia antica che risale all’epoca delle invasioni dei popoli indoeuropei. Alcuni di questi, chiamati Opici, invasero Cuma e Miseno, costruendo svariati villaggi nei Campi Flegrei. Durante il periodo greco romano, il Monte, divenne uno snodo strategico per i traffici del tirreno, e stabilì legami commerciali e bellici proprio con Cuma e Miseno, fino a diventarne parte integrante. Con la vittoria dei Romani, sui popoli Etruschi, Sanniti e Cartaginesi, il Monte, acquisì una certa importanza, ma dopo la sconfitta di Miseno ed in seguito alla invasioni barbariche, si legò amministrativamente all’isola di Procida. Nel 1907, ottenne l’autonomia e l’attuale denominazione di “Monte di Procida”.

La storia di questo meraviglioso luogo, abitato da pescatori, viene arricchita, come anticipavo, da un’antica leggenda, magari poco conosciuta, forse perché gli abitanti del posto la conservano gelosamente. Una delle insenature più suggestive di Monte di Procida, accoglie un piccolo porticciolo ed una spiaggia, il suo nome è Acquamorta. Porto che un tempo, ha permesso i numerosi spostamenti delle flotte, di cui scrivevo prima. Questo strano nome, sembra derivare dal fatto che, essendo abbracciate dall’insenatura, quelle acque, non subiscano delle forti correnti.

Ma i popolani, ricordano un’altra storia, che conferisce ad Acquamorta un velo di magia e nostalgia allo stesso tempo. Molti anni fa, quando il Monte non esisteva ed era soltanto un luogo di lavoro per i pescatori, c’era un signore di nome Cosimo che possedeva sopra il costone un grande terreno. Con lui, c’era la figlia, una giovane ragazza dal nome Acqua. Un giorno la fanciulla, si tuffò in acqua e di spinse troppo al largo, rischiando di annegare. Un’onda la trascinò a fondo, ma qualcosa la fece ritornare in superfice. Quando si risvegliò, era sulla barca di Giosuè, un giovane pescatore procidano che l’aveva tratta in salvo. I due si conobbero e scoprirono di avere in comune la passione per il mare. Solo tra le onde del mare si sentivano a casa.

Da quel giorno, Acqua aspettava sempre l’arrivo di Giosuè sulla spiaggia per poterlo salutare, lui ricambiava con lo stesso amore. Un giorno la barchetta non giunse alla spiaggia. Secondo la leggenda, la ragazza, dopo diversi giorni di attesa, si avviò tra le acque del mare e non fece più ritorno. Fù da allora che quella spiaggia, cominciò ad essere chiamata dai popolani Acquamorta.

Quel tratto mare, quell’insenatura di Monte di Procida, conserva il ricordo di un amore. 

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