Nel cuore di Montesanto un tesoro ricco di arte e storia
Un ospedale, una chiesa grande ed una piccola, un coro, una sacrestia ed una Terrasanta. Siamo a Montesanto, storico quartiere variopinto e popolare della città di Napoli, un luogo che tutti conoscono senza conoscerlo realmente. È qui che, dal 2008, c’è un enorme complesso museale riconosciuto di interesse regionale.
La chiesa, una sorta di Alcatraz inaccessibile, nascosta dietro l’ingresso di un ospedale, attanagliata dalla imponente scalinata in piperno, mostra finalmente il suo splendore ed i tanti capolavori conservati al suo interno realizzati esclusivamente per i suoi ambienti. Un esempio? Tutti i dipinti a firma di artisti come Onofrio Palumbo e Dider Barra, Francesco Fracanzano, Andrea Vaccaro, Giacomo Farelli, Marc’Antonio del Santo e Giacinto Diano. La struttura, dedicata alla Santissima Trinità, è oggi come allora, ancora sede dell’antichissima Arciconfraternita dei Pellegrini, nata nel XVI secolo e dedita ad opere caritatevoli ed assistenziali verso poveri e malati.
Le Chiese in realtà sono due, quella più grande, settecentesca realizzata da Carlo Vanvitelli con pianta ottagonale ed enorme cupola con affreschi in monocromo e quella sottostante, più piccola ed antica, dedicata a Santa Maria Mater Domini. L’ottagono della chiesa principale richiama quello del coro, ambiente più piccolo che si apre dietro il presbiterio rettangolare. Ottagono, rettangolo, ottagono, ecco lo straordinario movimento geometrico reso ancor più suggestivo da un “arco di unione” in cui lo scultore Angelo Viva ha saputo realizzare una Trinità con una colomba dall’apertura alare tanto grande da sembrare un’aquila. Il Coro, tutto marmi e legno, presenta a sua volta la stessa pianta ottagonale della sottostante Terrasanta che si raggiunge attraverso una stretta scala a chiocciola.
È un luogo solenne, di morte e preghiera, suddiviso in due ambienti con altari, nicchie e piccole terre di sepoltura. Qui domina un altare in stucco e Cristo vi è deposto. Defunto tra i defunti. In questo incredibile complesso museale, tra statue e dipinti di Santi e Madonne il “vero campione” però è lui: San Filippo Neri che ruba la scena anche a San Gennaro. Lo si trova ovunque, anche nella facciata della chiesa accanto al nostro patrono. Patrono e compatrono assieme. San Filippo lo è dal 1667. L’ Arciconfraternita dei Pellegrini ne seguiva la regola, la segue e la applica ancora oggi, nella gioia, come il suo “giullare”.