Il Pantheon di Alife che sfida il tempo

Il Mausoleo degli Acilii Glabriones capolavoro ingegneristico dell’Età Augustea

L’edificio che si presenta attualmente al pubblico, benché spoglio, testimonia la cura e la precisione che possedevano gli antichi romani quando edificavano. Esattamente nove volte più piccolo del Pantheon, questa costruzione, che sorge a pochi metri dal Municipio di Alife, in provincia di Caserta, è un esempio di grande ingegneria: la struttura, un tamburo cilindrico di 6 metri di altezza, era tutta in marmo e si erigeva su un basamento quadrato attualmente coperto dal livello stradale che si è alzato nel corso degli anni.

Il mausoleo fu probabilmente eretto nel I secolo d.C., periodo in cui Augusto diventò Imperatore e trasformò Roma da una città di mattoni a una città di marmo. Anche se non abbiamo una testimonianza diretta, la tomba è attribuibile alla gens degli Acilii, famiglia alifana di rango senatorio.

La volta è caratterizzata da una parte inferiore in laterizio cui segue una striscia di “opus incertum”, lo stesso materiale del quale sono costituite le mura di Alife. Nella parte superiore si innalza la cupola semisferica caratterizzata da una intelaiatura di legno su cui veniva gettata la malta, ovvero un misto di pozzolana, pietre triturate e calce. La cupola terminava poi con un’apertura che è stata successivamente chiusa ad opera di alcuni restauri, compresi anche quelli voluti da Amedeo Muri, uno dei maggiori archeologi italuani del secolo scorso, che dispose la rimozione dell’intonaco dalla struttura e fece aprire alcune finestre.  

Nell’846 d.C. l’edificio fu convertito in chiesa dall’Ordine di San Giovanni Gerosolimitano: le tracce di questa trasformazione sono visibili nell’acquasantiera, collocata sulla destra dell’attuale entrata, e in un altare che è stato demolito dal quale si intravede una piccola arcata, con tutta probabilità l’ingresso originario del mausoleo. Il pavimento attuale è in cemento perché l’area ha subito diversi scavi. All’interno vi è inoltre una sepoltura che non appartiene all’edificio: si tratta di una tomba di età pre-romanica, quindi sannitica, ritrovata presso la Conca d’Oro di Alife, un terreno agricolo non molto lontano dal centro abitato.

Nel Medioevo, grazie soprattutto alla sua posizione strategica, l’edificio fu utilizzato come torre di guardia per avvisare la popolazione delle incursioni dei nemici: più avanti abbiamo infatti l’odierna Porta Napoli, che è la porta pubblica orientale, dove c’era un ponte levatoio sotto il quale scorreva il torrente Torano.

Purtroppo, a seguito della rimozione della copertura originale in tegole e della sottostante struttura in legno, i due tubi in ceramica che sono stati posizionati per far defluire l’acqua si sono otturati a causa di agenti “naturali” e quando piove a dirotto si crea un’infiltrazione che purtroppo, a lungo andare, potrà arrecare danni consistenti alla struttura.

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