Una sepoltura di epoca sannitica rinvenuta sulla via dei Sepolcri a poca distanza dalla bottega di un vasaio
“È una scoperta eccezionale per Pompei, la città antica restituisce sempre rinvenimenti di grande rilievo, questa volta si tratta di una scoperta straordinaria”, così introduce il Soprintendente Massimo Osanna il ritrovamento di una tomba sannitica che getta luce sulla Pompei preromana, città molto fiorente ma di cui si conosce pochissimo. Il rinvenimento è avvenuto nell’ambito di una collaborazione tra il Centre Jean Bérard di Napoli e la Soprintendenza di Pompei, Ercolano e Stabia che da oltre dieci anni porta avanti un programma di ricerche su “Artigianato ed Economia a Pompei”.
La scoperta della tomba – del tutto casuale perché avvenuta nell’ambito delle ricerche per ricostruire la presenza a Porta Ercolano della bottega di un vasaio – è di estrema importanza archeologica perché getta luce su di un periodo storico relativo all’epoca sannitica, ovvero IV-III secolo a.C. su cui si sta ancora lavorando.
La datazione della tomba appena scoperta è attestata al 370-350 a.C. grazie alla presenza nel corredo di vasi decorati, vasi da mensa di alto livello che denotano la proprietà di una famiglia agiata. Vasi potori per il vino, vasi per profumi e per cosmetici appartenuti ad una donna di alto rango, una donna adulta di circa 35-40 anni, che permetteranno di conoscere inoltre il ruolo della donna nella ricostruzione sociale del contesto, la sua partecipazione alla vita sociale, ai banchetti. La tomba si è salvata miracolosamente al bombardamento della seconda guerra mondiale che ha comunque distrutto la lastra tombale di copertura.
L’archeologa francese che conduce lo scavo è Laëtitia Cavassa (CNRS, Centre Camille Jullian di Aix en Provence e il Centre Jean Bérard di Napoli, USR 3133) che sta conducendo le ricerche da molti anni in questo luogo, posto a poca distanza dalla meravigliosa Villa dei Misteri e sulla via dei Sepolcri dove sono presenti numerose tombe monumentali di epoca romana.
La zona relativa alla bottega del vasaio è limitata da un muro e da una scala di accesso che probabilmente deviava rispetto all’asse del muro, proprio per salvaguardare la presenza ad un livello sottostante della necropoli di epoca sannitica.
L’area viene dunque successivamente riutilizzata per far spazio alla bottega di un vasaio, ancora in attività al momento dello scoppio dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. come documenta lo strato di lapillo che ha permesso la conservazione di una decina di vasi non ancora cotti ma pronti per essere infornati. Esistevano delle fonti ottocentesche legate a Giuseppe Fiorelli che riportava la notizia del rinvenimento di tombe in questa zona, ma non si avevano altri dati anche perché esattamente ad un metro dalla tomba è caduta una bomba nel settembre del ’43 che ha parzialmente distrutto anche la sepoltura.
Come ha affermato il Soprintendente Osanna “ora comincia il lavoro di analisi che permetterà di conoscere il mercato degli oggetti presenti nella tomba come corredo funerario, un mercato che all’epoca doveva essere molto intenso. La città doveva già essere aperta ai traffici, c’è infatti un vaso da vino che viene dalla Puglia, un’anfora che viene da Paestum, oggetti che giungono a Pompei da più aree del mondo italico come è tipico di questo mondo molto mobile ed intenso”.
Lo scavo per ora ha restituito una sola sepoltura ma si continuerà a scavare alla ricerca di nuove affascinanti scoperte.