Questi fantasmi, il munaciello e il teatro di Eduardo de Filippo

Spirito burlone ma anche generoso: fa dispetti, infesta case e soffitte

Il munaciello è figura principe nel pantheon del soprannaturale napoletano, campano e meridionale. Creatura conosciuta con vari nomi in ogni dove, è archetipo del fantasma che interagisce con i vivi e rappresenta un tratto distintivo del retaggio culturale comune europeo.

Fossimo in Germania o nel Nord Europa, il munaciello sarebbe il poltergeist solo che – come spesso accade al di là delle Alpi – il ritratto del cugino tedesco sarebbe quello di un cattivone senza scrupoli.

A Napoli, infatti, il munaciello è spesso spirito burlone ma anche generoso. Fa dispetti, infesta case e soffitte però può pure beneficare i suoi ospiti nel caso in cui questi si presentino bene e mai gli facciano mancare il necessario.

Spesso, la “scusa” del munaciello era atta a giustificare arricchimenti repentini che poco di trasparente avevano. Altre volte le laute mance del fantasma potevano nascondere segreti ben più drammatici e grotteschi.

Uno dei capolavori del teatro napoletano ha proprio un (presunto) munaciello come personaggio principale. Eduardo de Filippo, insuperabile, ha tratteggiato nella sua commedia “Questi Fantasmi” un intricato mosaico della suggestione che si fa straniamento e poi maldicenza e quindi follia. Appena preso possesso della grande abitazione antica infestata dagli spiriti, Pasquale Lojacono (anima persa, da testo ndr) viene letteralmente inondato di informazioni, fatti, aneddoti, apparizioni, sparizioni dei mille fantasmi che abiterebbero la casa che lui vorrebbe girare a pensione, oggi diremmo bed and breakfast.

In una girandola di racconti e registrazioni di mille e mille spiriti, Maria sua moglie intrattiene torbida relazione con Alfredo Marigliano che, conscio delle difficoltà economiche della coppia aiuta economicamente la sua amante. Pasquale, cotto a puntino nel brodo di giuggiole spiritiche, crede che quei doni gli vengano da un fantasma benevolo, un munaciello. Nel palazzo la voce si diffonde, e lui passa niente di meno che per sfruttatore dell’infedeltà coniugale. Indimenticabile la scena del redde rationem, la moglie di Alfredo, Armida, che si presenta a casa Lojacono con madre e figli e viene da Pasquale creduta un’apparizione infernale a seguito di un tourbillon di equivoci.

In questa commedia, però, un “fantasma” vero c’è: è il professor Santanna (anima utile che non compare mai, da testo) che racconta per filo e per segno i suoi avvistamenti a Lojacono mentre si prepara, con monologo che inaugura il secondo atto e che è passato alla storia, ‘na tazzulella ‘e café.

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