Cosa fare e non fare a tavola il 31 dicembre!
Che siano tovaglie rosse o dorate, la tavola del cenone di San Silvestro si veste a festa per aspettare il nuovo anno. Da una parte all’altra di Italia è tutto un fiorire di riti e gesti scaramantici ai quali, anche i più scettici, non rinunciano perché, almeno l’ultimo giorno dell’anno, proprio nessuno ci tiene a inimicarsi la dea bendata.
E allora sulla tavola non possono mancare determinati alimenti, affinché i commensali ricevano amore, fortuna, ricchezza e prosperità.
Il cenone del 31 dicembre non è un cenone di capodanno se non ci sono le lenticchie. Consumare i piccoli legumi tra San Silvestro e Capodanno è usanza molto diffusa che ha origini antiche e deriverebbe da un rituale pagano secondo il quale mangiare lenticchie l’ultimo dell’anno e il primo dell’anno porterebbe soldi e ricchezza. Mangiarle ma anche donarle: in alcune famiglie, infatti, si usa regalare la sera della Vigilia di Capodanno un portamonete pieno di lenticchie come auspicio per i guadagni.
Per ingraziarsi Cupido sulla tavola di San Silvestro, nel cesto della frutta non dovranno mai mancare i melograni. I frutti dai chicchi rosso rubino, dolci e succosi, simboleggiano la fedeltà coniugale.
Di origine spagnola, ma di largo uso anche nella penisola italiana, è tradizione, allo scoccare della mezzanotte, mangiare dodici chicchi d’uva, uno per ogni rintocco dell’orologio. Inoltre, senmpre allo scoccre della mezzanotte, bisogna aprire balconi, finestre e la porta di casa per far entrare l’anno nuovo.
Chi invece desidera sapere se il nuovo anno porterà i fiori d’arancio, non deve dimenticare di lanciare una scarpa o una pantofola sinistra sull’uscio di casa: se varcheranno la porta, entro l’anno si convolerà a nozze.
E se proprio si vuole essere al top del top, oltre ad indossare i classici capi rossi, si puòappendere del vischio sulla porta di casa per garantire pace e serenità all’interno della propria dimora, secondo un’usanza che risale alle antiche tradizioni celtiche.
Insomma, chi più ne ha più ne metta, in fondo basta crederci. Speranza, entusiasmo, coraggio e impegno faranno il resto.
A cura di Angela Longobardi