La storia del pompeiano Gneo Alleo Nigidio Maio e della straordinaria epigrafe in marmo
Gneo Alleo Nigidio Maio era uno dei personaggi più in vista dell’antica Pompei, esponente di una classe dirigente fatta di potere, opulenza, ricchezza e fama. Morì, presumibilmente, nel 78 d.C., un anno prima della spaventosa eruzione del Vesuvio che distrusse completamente la città.
La sua tomba è stata rinvenuta per caso nel corso dei lavori di ristrutturazione dell’edificio di San Paolino, nei pressi di Porta Stabia. Dalle fondamenta dell’edificio – destinato a diventare la Biblioteca della Soprintendenza – è emerso prima un pezzo di marmo bianco, poi delle lettere e poi un’epigrafe. E la Storia si riscrive.
L’iscrizione sepolcrale, datata tra il 77 e il 78 d.C., è un vero e proprio inno al defunto, un racconto delle gesta e delle attività della vita del trapassato, ma anche della città di Pompei, che ci lasciano scoprire abitudini nuove sulla quotidianità della città in epoca romana. Banchetti pubblici con triclini che ospitavano la gens pompeiana, la nobiltà, elargizioni di denaro, e soprattutto i giochi, “panem et circenses”, lotte con animali e cacce aperte.
Per comprendere ancora di piu l’importanza di Gneo Alleo Nigidio Maio, l’epigrafe ci aiuta citando il famoso episodio, già narrato da Tacito, relativo alla rissa scoppiata nell’anfiteatro. Gneo, grazie alla sua enorme influenza sulla storia di Pompei, aggiunse l’esilio dei Duoviri, i sommi magistrati in carica, che, in seguito alle indagini chieste dall’imperatore Nerone, furono allontanati da Pompei.
A completare l’epigrafe, un enorme bassorilievo – ritrovato nella metà dell’Ottocento proprio durante la costruzione dell’edificio di San Paolino e attualmente conservato al MANN – che riporta scene di caccia e di giochi e che, in pratica, fornisce la descrizione per immagini di ciò che è scritto nella lapide. Il rilievo in copia sarà ricollocato sulla lapide per completare il racconto di quella che fu la vita di uno dei personaggi piu importanti di Pompei.
Storia nella Storia è anche la strada che da Porta Stabia conduce fuori città: un vero racconto degli ultimi giorni di Pompei, con i solchi dei carri che, per la prima volta, sono stati ritrovati non sul selciato ma direttamente sui lapilli, tracciando così un’istantanea che ci può solo far immaginare il terrore negli occhi dei pompeiani durante l’eruzione e la fuga per abbandonare la città.