La mostra permanente ospitata nell’Antiquarium del parco archeologico
Una collezione di circa 200 monili, preziosi, raffinati arredi domestici, servizi da mensa unica per quantità e valore culturale dei pezzi in mostra che viene presentata al pubblico sul luogo stesso del ritrovamento; oggetti appartenuti agli antichi ercolanesi, alcuni ritrovati con gli abitanti nel tentativo di porli in salvo dalla imminente catastrofe dell’eruzione, altri ritrovati nelle dimore dell’antica città.
Tutto questo è “SplendOri. Il lusso negli ornamenti ad Ercolano“, la mostra permanente ospitata all’interno dell’Antiquarium.
Ogni materiale esposto diventa messaggero di una storia di antico artigianato e manifattura, di rango e di simbolo, di protezione e bellezza, oltre che dell’ulteriore valore acquisito per essere appartenuto ad un abitante ed essere stato coinvolto nella tragedia della città distrutta dalla furia del Vesuvio.
Il percorso espositivo si propone di presentare al visitatore non semplicemente monili d’oro e oggetti preziosi, ma manufatti di uso personale e quotidiano che ci appaiono non comuni, per fattura e materiale, e provengono da contesti trasversali ai quali saranno riferiti. Questi contesti di provenienza sono illustrati sotto una luce particolare, quella della declinazione del lusso, concetto che assomma in sé molto più del mero valore intrinseco e venale, ma si carica di significati ideologici, politici, sociali, culturali, religiosi.
Ambientazioni ideali domestiche e botteghe, oggetti dall’antica spiaggia carichi di valori simbolici e (non solo) di tipo economico, significativamente portati con sé dai rifugiati che attesero invano salvezza dal mare, restituiscono uno spaccato di vita con un taglio ben preciso che predilige ed esalta quest’aspetto della società ercolanese in tutte le sue sfaccettature.
“Gioielli, monete, gemme, arredi e strumenti preziosi per i banchetti delle occasioni speciali sarebbero solo “cose” per quanto preziose se non fossero inserite in un racconto – dichiara il Direttore del Parco, Francesco Sirano – che ne evoca il profondo significato sociale e le inserisce nel loro contesto di ritrovamento, di utilizzo e di produzione, se non tornassero nelle mani e sui colli dei loro proprietari. I materiali provengono da edifici pubblici, dalle Domus e dalle botteghe dell’antica Herculaneum e restituiscono un’immagine vivida, complessa e felice di questa comunità. Un cospicuo gruppo di reperti fu trovato nel corso degli scavi sull’antica spiaggia, dove come noto si era rifugiato con i propri averi e nell’abbigliamento confacente al rango di ciascuno, un folto gruppo di abitanti della sventurata città in attesa della missione di salvataggio che almeno per loro non andò a buon fine. Mi piace sottolineare i prestiti concessi dal MANN e dal Parco di Pompei, il corredo di gemme e strumenti da lavoro di una bottega di gioielliere e parte del tesoro in argento di Moregine, segno concreto della stretta collaborazione che ci vede uniti nei progetti culturali”.
La mostra implementa modalità di esposizione in linea con i tempi dove il visitatore viene condotto, in maniera attiva e partecipata, attraverso logiche di coinvolgimento e partecipazione, che via via lo renderanno protagonista sino all’ultima sala dove in uno spazio dedicato si potranno scattare foto, quasi selfie dal passato, indossando idealmente gioielli e condividere con il mondo, diventando così ambasciatore del Parco.
La mostra pone le basi per la definitiva esposizione nel museo del sito di tutti i reperti che dal 1927 in poi Amedeo Maiuri volle che restassero a Ercolano e non confluissero più nelle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.