Ospita una mostra permanente sugli attori che hanno reso grande la scena napoletana
Il Teatro san Ferdinando è un teatro storico della città di Napoli, situato alle spalle del quartiere Sanità, nella piazza che è stata dedicata ad Eduardo de Filippo.
La leggenda vuole che la sua edificazione sia stata ordinata da sua maestà Ferdinando IV in persona, notoriamente amante della commedia e dell’opera buffa, generi che già venivano rappresentati nel Teatrino di Corte del Palazzo Reale. Il progetto, oltre al teatro, pare prevedesse anche un palazzo, realizzato come residenza per una sua figlia che non godeva di buona salute o, secondo i mal pensanti, per una sua amante.
Questa fonte tuttavia si pone in contraddizione con quanto avvenuto il 4 agosto del 1790, quando alla Deputazione dei teatri fu proposto di dare al teatro il nome del sovrano. Questa infatti avrebbe dato esito negativo alla richiesta, affermando che “non è stato costruito per il Real comando ed a spese Regie”. Fu imposto quindi, come di consuetudine in quegli anni, il nome di un santo.
Il progetto della struttura si deve all’architetto Camillo Lionti e costò circa 3900 ducati. Il teatro si componeva di una platea ellittica e quattro ordini, ognuno composto da cinque palchi. Ogni palco era arredato da 13 poltrone. Vi era anche il palco reale ed uno per la famiglia del sovrano, che ne fu assidua frequentatrice.
Il teatro fu per lungo tempo prestigioso luogo di svago della nobiltà napoletana. Fu sede di Adamo Alberti, capocomico della Compagnia dei Fiorentini che cercò di inserirvi il teatro in lingua. Successivamente vi si insediò Federico Stella, debuttando con l’opera Tenebre e Amore di Crescenzo di Maio. Stella fu un vero maestro per intere generazioni, oltre ad essere famoso per la sua capacità di improvvisazione.
Negli ultimi decenni del 1800, il teatro accolse anche i successi di Eduardo Scarpetta, pilastro del teatro napoletano del XIX secolo. Egli era entrato giovanissimo nella compagnia di Antonio Petito di cui fu allievo prediletto, e dal quale riprese anche il celebre personaggio di Felice Sciosciammocca. In seguito alla morte di Stella avvenuta nel 1926, il teatro venne trasformato in cinematografo e gli fu cambiato anche il nome, divenendo Cinema Teatro Principe.
Alcuni anni dopo, durante i drammatici bombardamenti di cui Napoli fu tristemente protagonista nel secondo conflitto mondiale, il teatro venne completamente distrutto. Quel cumulo di macerie, in cui restava leggibile solo la sagoma del palcoscenico, venne acquistato nel 1948 da Eduardo de Filippo. Egli ne curò personalmente la ricostruzione, investendo i risparmi di una vita. I lavori infatti, costarono quasi tre milioni di vecchie lire ed Eduardo fu costretto a chiedere numerosissimi prestiti, indebitandosi fino al collo. I suoi sacrifici però diedero presto i risultati, infatti, il 24 Gennaio del 1954, potè restituire il teatro alla città di Napoli. Per l’inaugurazione venne messa in scena l’opera di Antonio Petito, Palummella zompa e vola. Il teatro fu uno dei più prestigiosi e moderni dell’epoca ma purtroppo, in seguito alla morte di Eduardo avvenuta nel 1984, venne chiuso fino al 1996, anno in cui Luca de Filippo lo donò al comune di Napoli. Il 30 settembre del 2007, dopo una lunga campagna di restauri, venne riaperto con la messa in scena de La tempesta di Shakespeare, in una versione napoletana che era stata curata da Eduardo.
Attualmente il teatro San Ferdinando ospita la mostra permanente intitolata L’Attore Napoletano, frutto di un lavoro durato quasi un decennio, del critico ed ex direttore del teatro Giulio Baffi. L’allestimento, propone un percorso attraverso il recupero della memoria di quegli attori che hanno reso grande la scena napoletana.
La collezione proviene in realtà da quello che fu il Museo dell’Attore Napoletano, che tra il 2000 ed il 2001 fu allestito sempre da Baffi nel sottopassaggio di Piazza Municipio. Purtroppo a causa di forti piogge, nel 2001 l’ambiente che ospitava la collezione fu gravemente danneggiato. Attualmente è chiuso al pubblico ed una parte di questa è dal dicembre 2008 ospitata appunto, presso il teatro San Ferdinando.
L’esposizione vanta inestimabili reperti. Oltre alla mantellina di Pupella Maggio che indossò in Era ‘na sera e’Maggio, spicca la palandrana che Scarpetta vestì in ‘Na Santarella domina la vetrina. Del maestro presenti anche la maschera funebre ed una papalina.
Vi è anche un diario di don Eduardo, in cui annotava fatti della sua vita personale, come ad esempio le condizioni di salute di sua moglie Rosina. I fratelli de Filippo invece, dividono un’unica bacheca in cui spiccano la maschera di Eduardo e gli occhiali di Peppino. Pochi sono invece i cimeli di Titina, forse perchè molti andati persi nell’incendio della residenza di suo figlio Augusto Carloni, come spiega Baffi.
L’esposizione comprende anche bacheche e locandine, alcune molto curiose su cui appaiono corni, amuleti e persino una bambola antimalocchio, segno dei riti superstiziosi che da bravi napoletani, gli attori compivano nei loro camerini. Protagonista incontrastato dell’esposizione, il costume da Pinocchio che Totò indossò nel 1942 in Volumineide, celebre rivista di Michele Galdieri, presentata dalla compagnia Totò-Anna Magnani nella stagione 1942-1943. Un tesoro inestimabile dunque, unico nel suo genere, e motivo di vanto per la città.
A cura di Alessia Crocifoglio