Il Tempio di Apollo, il cuore più antico della spiritualità di Pompei antica

La comunità religiosa si fondò attorno alla divinità solare a cui rendevano culto sia i Greci che gli Etruschi

Greci ed etruschi, insieme ai sanniti delle aree interne, popolavano la Campania. Solo una cosa era capace di unirli, il culto al dio Apollo. E a Pompei proprio al dio del Sole è dedicato il santuario che, da porta Marina, conduce direttamente a quello che fu il cuore pulsante della città, il Foro.

Si tratta di una delle strutture più antiche della città sepolta dall’eruzione del 79 d.C. Alcuni ritrovamenti, infatti, inducono gli archeologi a ritenere che la prima fondazione del tempio possa risalire fino al VI secolo avanti Cristo, per altri addirittura il primo nucleo dell’area religiosa sarebbe da datare due secoli prima. Tra il III e il II secolo, però, le cose cambiarono per la città e quell’antico luogo di culto dovette adeguarsi ai tempi nuovi, fatti di ricchezze e di opulenza. Così il tempio e tutta l’area del santuario vennero sottoposte a un’importante ricostruzione. Lo splendore ritrovato sarebbe durato (relativamente) poco.

La pianta del tempio è in un peristilio delimitato da quarantotto colonne che furono sormontate da capitelli corinzi dopo il rovinoso terremoto del 62 d.C. e che sostituirono i più vecchi di stile ionico. Più interno il periptero formato da ventotto colonne corinzie sul podio cui s’accedeva tramite la scalinata costruita intorno all’80 a.C. Nella prima corte interna del tempio, oggi, ci sono le riproduzioni delle statue bronzee di Apollo, probabilmente in posa d’arciere, e della sorella Diana, dea della Caccia e dei boschi che sono custodite al Museo Archeologico di Napoli.

Il tempio fu il luogo di culto più importante della città, probabilmente deputato anche allo svolgimento di ludi e di importanti riti di passaggio per i giovani e le ragazze, finché non arrivò il culto di Giove (e la necessità di allargare il foro) a reclamare attenzione. Il Tempio, piano piano, andò nel dimenticatoio fino a che – in età augustea – non fu costruita lì una colonna dotata di orologio solare.

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