Di meneghina impostazione ma di napoletana rivisitazione, grazie ai maestri panificatori
Indiscusso re delle festività, mandorlato, con canditi o senza, ricoperto da glassa e con crema, il Panettone è il prodotto natalizio per antonomasia.
Inventato nel nono secolo, è entrato nella grande distribuzione gastronomica italiana soprattutto a partire dagli anni Cinquanta. Tutelato dal 2005 con un disciplinare che ne specifica le caratteristiche tipiche, il panettone è il vero protagonista del Natale anche, negli ultimi anni, nel Sud del nostro stivale.
L’arte della panificazione è patrimonio campano da sempre ed è per questo che, se il panettone milanese esce dalla catena industriale e diventa artigianale, il migliore è proprio quello che si produce dalle nostre parti. Il Panettone Artigianale delle migliori pasticcerie di Napoli e della Campania va letteralmente a ruba, tanti, infatti, sono i riconoscimenti ottenuti negli ultimi anni e non poteva essere diversamente in una città come la nostra, che ha saputo fare cultura gastronomica con inventiva, intuizioni e reinterpretazioni. Non è un caso che il panettone, a Napoli, sia più buono grazie anche all’utilizzo del lievito madre al posto del lievito di birra. L’impasto a base di acqua e farina viene preparato giorni prima della cottura e fatto lievitare quindi per lungo tempo. Per ottenere un panettone di qualità occorrono tre lievitazioni che si aggiungono a quella iniziale, per un totale di 14 ore ad ogni infornata, ecco perché la vera superstar del Natale in tavola resta lui, il re dei lievitati.
Ovviamente, ad accompagnare una tale eccellenza, non può che essere un vino di altrettanto valore, come il DEIRA AGLIANICO ROCCAMONFINA PASSITO IGP, Villa Matilde, il cui nome Il nome deriva dalla mitologia greca: Deìra era la madre di Eleusi, eroe dell’omonima potente città-stato, sede di riti misterici. Si tratta di un vino passito ottenuto da uve Aglianico dei vigneti della Tenuta San Castrese di Sessa Aurunca. Qui i grappoli vengono lasciati appassire sulle viti fino a metà novembre e, una volta raccolti, l’appassimento naturale prosegue su appositi graticci fino alla sgranellatura manuale degli acini e alla successiva pigiatura con lenta fermentazione. Il vino riposa in barrique per 48 mesi a cui fa seguito un ulteriore affinamento in bottiglia. È un rosso cupo e profondo, al naso molto intenso, che si apre alla degustazione con sentori di frutti di bosco, fichi secchi e marasca. Per un Natale tutto made in Campania.